Marocco: per la terza volta sulle tracce del tesoro

La decisione di conoscere il bambino che si sostiene a distanza è sempre difficile. Ci si domanda se sia la cosa giusta da fare visto che, alla fine, non si può portarlo via con noi. Questi dubbi vengono però spazzati via quando ci si trova davanti al viso del “nostro” bambino che ci sta, semplicemente, aspettando. Un bambino che aspetta solo noi: per andare insieme dal dottore, per essere incitato nello studio, per essere anche un po’ “rimproverato”: “devi mettere sempre gli occhiali…promesso?”, per avere un bacio, un abbraccio, un sorriso tutto per lui, per ridare un senso alla sua vita al suo futuro. Tutto quello che di solito un figlio si aspetta da una mamma.

Così una sostenitrice a distanza, che per ben tre volte ha visitato l’istituto marocchino di Annexe, ha potuto passare una giornata e un bellissimo pomeriggio in piscina con Amine, il bambino sostenuto, e un’allegra combriccola mentre loro hanno potuto provare, anche se solo per qualche ora, cosa vuol dire avere una mamma!

La sera della partenza per l’Italia della sostenitrice, prima dei saluti, la commozione ha preso il sopravvento ma i progressi fatti in due soli giorni e le promesse di scriversi e rivedersi presto hanno lasciato in tutti, oltre alla tristezza del distacco, la certezza che ci sarà un domani pieno di progetti da realizzare come una vera famiglia, anche se “a distanza”.

È proprio questo il regalo che chi vive un’esperienza simile può portare a casa, un tesoro da condividere con tutti coloro che pensano ai bambini come creature sacre; soprattutto quelli che soffrono per la mancanza di una persona vicina che li ami.