Messico: ora si ammazzano i bimbi per terrorizzare i grandi

Nella guerra scatenata ormai da anni in Messico i “narcos” alzano il tiro ed ora uccidono deliberatamente bambini per terrorizzare maggiormente la popolazione. E’ la conclusione a cui sono arrivati gli investigatori messicani ed i colleghi statunitensi analizzando le ultime stragi di questo conflitto tra i cartelli della droga che ha fatto 34mila vittime negli ultimi quattro anni.
La nuova escalation di questa strategia della tensione e’ tesa a dimostrare, con l’uccisione a sangue freddo di bambini durante raid nelle roccaforti della bande rivali, la determinazione a portare lo scontro fino alle piu’ estreme conseguenze.
“Ci preoccupa molto questo aumento di attacchi contro i bambini, che vengono usati per inviare un messaggio” spiega Juan Martin Penz, direttore di un’associazione che si batte per la tutela dei bambini in Messico, spiegando che sono 994 i minorenni uccisi nella guerra della droga dal 2006 al 2010, secondo un bilancio basato sulle notizie giornalistiche e quindi sicuramente non completo. E si considera il numero in generale dei minorenni uccisi in Messico, quindi non solo in episodi di violenza riconducibili alla guerra tra i narcos, il bilancio sale spaventosamente: secondo dati ufficiali solo nel 2009 1180 minorenni sono stati uccisi, meta’ di loro in sparatorie.
Tornando alle uccisioni di bambini da parte dei narcos, si tratta sempre di crimini quanto mai efferati, piccoli uccisi tra le braccia della nonna, freddati con un colpo alla testa mentre sono seduti sul seggiolino dell’auto. In uno degli ultimi massacri e’ stata deliberatamente uccisa una bimba di 22 mesi.
“Prima volevano colpire il nemico, ora vogliono uccidere ogni membro della sua famiglia, senza eccezioni” spiega Martin Garcia Aviles, deputato dello stato di Michoacan, uno dei maggiormente colpiti dalla guerra. Presi di mira anche i figli dei rappresentanti delle forze dell’ordine come la figlia di cinque anni del comandante della polizia di Chihuahua uccisa insieme al padre mentre veniva accompagnata a scuola.
In una cultura come quella messicana, tradizionalmente legata ai valori della famiglia, questa nuova strategia della tensione segna una preoccupante escalation. Storici che stanno studiando il fenomeno della guerra dei “narcos” ricordando infatti come fino a poco tempo fa i bambini veniva considerati off limits, in nome appunto ad un codice d’onore rispettato dai boss.
“Ora queste regole non vengono piu’ rispettate, o meglio non ci sono piu’ regole” commenta Bruce Bagley, docente dell’Universita’ di Miami che lega questo fenomeno ai cambiamenti politici avvenuti nell’ultimo decennio in Messico, con la fine, nel 2000, del monolitico dominio istituzione del Partito rivoluzionario che controllava le varie famiglie di narcos attraverso “patti” che erano una via di mezzo di coercizione e complicita’.
Le associazioni che difendono i diritti dei bambini in Messico lanciano l’allarme poi su un altro preoccupante fenomeno, quello degli orfani di guerra. Nel solo stato di Chihuahua, dove si trova Ciudad Juarez, epicentro della guerra, uno studio ha calcolato che negli ultimi tre anni 17mila bambini sono rimasti orfani a causa delle violenze. Tanto che lo stato ha stanziato un fondo per cercare di aiutare almeno una parte di questi bambini.

(Fonte: Droghe.Aduc.it)