Minori stranieri profughi: sono 1200 le famiglie pronte ad accoglierli, ma solo 7 hanno iniziato un affido

misna 350Da un lato sette ragazzi che in Italia hanno trovato una famiglia e con essa la possibilità concreta di costruirsi un futuro diverso da quello al quale erano destinati nei loro Paesi d’origine. O in Italia se fossero rimasti bloccati nelle maglie della legislazione italiana. Dall’altro migliaia di minorenni che dopo aver affrontato deserto, sete e flutti, si ritrovano a vivere per settimane, mesi e talvolta anni rinchiusi in strutture indegne di un Paese civile. Senza la possibilità di riuscire a garantirsi nient’altro che la sussistenza.

Questa è la prassi dell’accoglienza ‘Made in Italy’. Senza dimenticare che nel nostro Paese un profugo minorenne su quattro di quelli che sbarcano sulle coste italiane, sparisce senza che le autorità competenti sappiano più nulla di lui.

Amici dei Bambini, oltre a dodici ragazzi accolti in Casa Mosè, una comunità per Msna (Minori stranieri non accompagnati) aperta a Messina, ha trovato una famiglia a sette ragazzi. Ai nastri di partenza ci sono ancora decine di famiglie pronte a accoglierne altri, ma le prefetture finora sono state restie ad autorizzare l’affido per i Misna.

Niente può far sciogliere riserve e pregiudizi sulla validità del modello proposto da Ai.Bi.  più delle testimonianze dei protagonisti.

I coniugi Rosaria e Giuseppe D’Amico sono genitori di una bimba di dieci anni e un maschietto di sette. Avevano dato la disponibilità ad accogliere coetanei dei propri figli, non ragazzi quasi maggiorenni. Dopo aver partecipato al percorso di formazione, organizzato da Amici dei Bambini, hanno accolto non uno, ma due Msna, provenienti dal Gambia, di 16 e 17 anni. A due mesi di distanza, i ragazzi frequentano la scuola pubblica per imparare l’italiano e così ottenere il diploma di scuola media. Sono stati inseriti in una squadra di calcetto che gioca nel campionato di serie C. Uno dei due- con tre gol segnati- è orgogliosamente tra i cannonieri della squadra. Il signor Giuseppe è entusiasta della decisione presa: “Quest’esperienza è un dare e avere per tutti. Ci siamo arricchiti come famiglia e come persone”.

E allora, perché le Prefetture non riescono a compiere una rivoluzione culturale rispetto all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che invece la società civile ha già compiuto? E perché di fronte ai Misna, tutti gli sforzi del sistema italiano si riducono a fornire loro un’accoglienza di tipo assistenziale, che tralasciando scandali e denunce,  viene  realizzata ai limiti della legalità? Dopo la chiusura del Centro di Prima Accoglienza di Lampedusa, i migranti vengono trasferiti ad Augusta, a Pozzallo o in altri centri. Solo ad Augusta dal mese di ottobre, sono approdati oltre cinquemila migranti recuperati sulle carrette del mare dalle navi della Marina Militare e condotti sulla terraferma. Il dieci per cento circa sono Misna.

Cinquecento ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni hanno trovato come primo tetto, il Palajonio, ovvero un palazzetto sportivo non adatto a essere usato come struttura di accoglienza. I Misna dovrebbero restare nel Palajonio non più di 48 ore, in attesa di essere destinati in comunità alloggio per minori. E invece la loro permanenza dura settimane. Un centinaio di essi si trovano ancora nella tensostruttura del Comune di Augusta.

Eppure, l’alternativa esiste ed è l’affido familiare. Se le autorità volessero, ben si potrebbe organizzare un’accoglienza a misura di bambino. In poche settimane Amici dei Bambini ha raccolto la disponibilità di 1182 famiglie, pronte ad aprire le loro case per ragazzi che chiedono solo un’occasione per vincere la loro partita con la Vita. Raccolte le adesioni al progetto Bambini in alto mare, l’equipe di Ai.Bi. ha fatto una visita domiciliare a tutte le famiglie che sulla carta avevano i requisiti per garantire un’accoglienza giusta e dignitosa a un minorenne. Successivamente, le famiglie hanno partecipato a un corso di formazione mirato. In parallelo Ai.Bi. ha sottoscritto un accordo con i Comuni di Lampedusa e Messina per agevolare l’affido dei Misna. E ha aperto anche dei centri servizi per dare supporto concreto alle famiglie. Il Tribunale di Palermo in più occasioni si è dichiarato favorevole all’affido familiare dei Misna, strumento prezioso non soltanto dal punto di vista umano. Ma anche economico.

Com’è noto, i Msna sono a carico dei Comuni nel cui territorio sono ubicate le strutture di accoglienza. L’affido potrebbe rivelarsi davvero la soluzione vincente per i  bilanci comunali. Non si comprende perché ci sia tanta resistenza da parte delle Prefetture. Davanti ai microfoni, politici e autorità ripetono che è inumano lasciare dei minori in quei centri di acocglienza, ma poi tutto si ferma alle parole. Forse è mancanza di fiducia? O in ballo ci sono interessi che non possono essere svelati?

La domanda è una sola. In tempi di austerity, come pensano le autorità di gestire le prossime ondate migratorie, che da anni,  puntualmente si intensificano con l’arrivo della bella stagione?

In attesa di risposte, Amici dei Bambini continua il progetto Bambini in alto mare, e rilancia l’appello alle famiglie a prendervi parte. Per farlo basta un semplice click per compilare il form dedicato.