Nepal a un anno dalla nascita della Repubblica

(Kathmandu) Il 28 maggio del 2008 la neo-eletta Assemblea Costituente dichiarava il Nepal, una Repubblica federale. Duecentocinquant’anni di monarchia erano così cancellati e la guerra civile da poco conclusasi (1996-2006) sembrava poter essere dimenticata per fare spazio ad una democrazia parlamentare reclamata a gran voce da più o meno tutti nel paese. Furono in molti a salutare quella data come il punto di partenza del ‘Nuovo Nepal’.

A meno di un anno da quel giorno, il nuovo Nepal si è fermato ancora. Il governo che allora diresse le votazioni, alla cui testa c’era il Partito Comunista Nepalese Unificato (Maoisti), è caduto lo scorso 4 di maggio lasciando il paese in un dannoso tunnel che potrebbe compromettere gli ultimi tre anni di processo di pace.

Pesanti sono le accuse che hanno portato il Primo Ministro nepalese a rassegnare le dimissioni a nome di tutto il gabinetto. Dopo la controversia cacciata del Generale in comando dell’esercito nazionale, nelle televisioni nepalesi si sono diffuse le immagini di ‘Prachanda’ spiegare all'”esercito del popolo” prima delle elezioni che una volta conquistato il potere democraticamente, i Maoisti s’impossesseranno di tutto l’apparato statale. Oggi, giornali e televisioni all’unisono criticano i maoisti rendendoli un attore non più politicamente credibile agli occhi di intellettuali e benpensanti del paese.

Mentre sono in corso le consultazioni tra il Presidente Nepalese, Yadav, e i leader dei diversi partiti politici per accelerare la formazione del nuovo governo, cosa sta cambiando in Nepal dopo un anno di Repubblica e di governo Maoista? Per quale ragione i media del paese sottovalutano le preferenze espresse in favore dei Maoisti dalla maggioranza dei Nepalesi? Per quale ragione, Kathmandu, ancora una volta, sembra mostrare un dissenso anti-maiosta non in sintonia con quanto accade nelle aree rurali del Nepal?

Le elezioni dell’aprile 2008, infatti, spiazzando molti analisti nepalesi e stranieri, avevano mostrato un dato che pochi oggi sembrano prendere in considerazione. Il voto per i Maoisti non era un voto ideologico ma un voto che richiamava le forze politiche del paese a un vero e radicale rinnovamento. La maggioranza del paese aveva chiesto ai Maoisti, prima di tutto, di formare un governo composto da persone nuove, non legate alle vecchie strutture di potere accusate di essere la prima vera causa dell’immobilismo sociale e della stagnazione economica del paese. In molti villaggi rurali del Terai dell’ovest si celebrava con veri e propri riti al limite del religioso, il passaggio da elettori del vecchio partito di governo, il Nepali Congress, al nuovo Partito Maoista i cui candidati erano definiti come ‘gente del popolo’. Questo lasciava sperare in più inclusione e maggiore vicinanza alle necessità di tutti i giorni delle persone. A oggi, il Partito Maoista sembrava sulla via giusta per confermare queste speranze.

Le passate elezioni avevano, infatti, reso evidente un altro dato di estrema importanza. Per vincere nel nuovo Nepal democratico ciò che occorre sono estrema vicinanza e conoscenza delle dinamiche di villaggio, cioè della vita rurale che continua a rappresentare più dell’80% delle persone del paese. In quest’arena rurale, in un anno, il Partito Maoista è poco alla volta penetrato dentro le strutture di potere locali. Nelle aree maggiormente rosse del paese, membri del Partito Maoista sono oggi diventati presidenti di Municipi, Presidenti dei Comitati locali per lo Sviluppo e Presidenti dei Comitati locali per la gestione delle foreste. Sono cioè entrati nella gestione della cosa pubblica partendo dal basso e da quegli enti che più di altri riguardano la vita giornaliera delle persone e i loro problemi.

In molti casi, come nella città di Tikapur nel distretto del Kailali, questi nuovi leader si sono opposti alle vecchie dinamiche partitiche e feudali che rappresentano la causa principale della stagnazione economica e sociale in cui riversa il paese. Qui si sono messi dalla parte di movimenti locali di senza terra combattendo la locale corruzione controllata dal Nepali Congress in primis e dall’UML poi, che avevano distribuito terre e benefici ad amici e familiari. I quadri locali e distrettuali hanno inoltre conteso ai vecchi partiti di governo il controllo della maggiore risorsa del distretto, la legna delle foreste, soprattutto il legname prezioso, per renderla maggiormente accessibile a quei contadini che con la legna vivono cucinando il loro cibo. In un continuo ma lento lavoro di riforma dal basso di vecchie dinamiche oppressive, hanno iniziato a creare sindacati di base per lavoratori non specializzati per garantire loro un salario minimo adeguato e piccoli aiuti in caso d’infortuni sul lavoro. Così facendo hanno aumentato e non diminuito il consenso per i Maoisti tra i segmenti più marginalizzati della popolazione del Kailali, attirando però anche l’opposizione più tenace delle vecchie caste una volta al potere.

(fonte: PeaceReporter)