Niente partenza per l’Italia: la situazione non si sblocca

bambini congo200Doccia fredda, anzi gelata sulle 24 famiglie bloccate in Repubblica Democratica del Congo. Nulla è cambiato, neppure con l’arrivo da Roma della task force composta da funzionari del ministero degli Esteri e per l’Integrazione. Non si parte per l’Italia perché le pratiche debbono essere ricontrollate.

Un ritornello che a Kinshasa si sente da settimane. E quanto ci vuole? Chissà. L’Africa a volte ha un concetto di tempo e spazio diversi da quelli europei. Lo hanno capito bene i nostri connazionali che, con le pratiche adottive concluse, non riescono ad avere sul passaporto dei loro 32 bambini quel visto che permetterebbe a tutti di salire su un aereo e volare in Italia.

Venerdì 27 dicembre i funzionari italiani hanno avuto una serie di colloqui con le autorità congolesi e poi hanno incontrato le coppie in ambasciata e riferito l’esito degli incontri. Una fumata nera che non porta ottimismo, almeno per l’immediato. Anche altre nazioni come il Belgio, che per tradizione coloniale in Congo contano ben più dell’Italia, per ora non hanno ottenuto nulla. Doccia fredda soprattutto su mamme, papà e bambini. Loro, nella telefonata del primo ministro Enrico Letta al premier congolese Augustin Matata e nell’annuncio della task force avevano visto qualcosa di più di una speranza. “D’altronde – dicono da Kinsasha – nella nostra situazione ci si aggrappa a tutto“.

Invece il problema di fondo è sempre lo stesso. Perché c’ è un simile irrigidimento su queste adozioni? La storia della coppia gay canadese che è riuscita ad adottare, beffando la legge congolese che non lo consente, non basta a spiegarlo. “Perché – dice Marco Griffini, presidente di Aibi, Amici dei Bambini – è quello che mi chiedo da quando questa vicenda è iniziata“. E ora si pone in problema di organizzarsi per il futuro, per una attesa che potrebbe ancora non essere breve. Più di una coppia ha preso in considerazione il rientro in Italia di uno dei due, quasi sempre il padre. Un ritorno dettato da necessità economiche e lavorative.

(Fonte: Quotidiano Nazionale)