Occhiogrosso: dalla Cassazione un passo avanti sulle adozioni “razziste”

adozioni«Un passo avanti apprezzabile, ma non definitivo»: così il presidente del Centro nazionale Francesco Paolo Occhiogrosso, commenta la sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha detto no alle discriminazioni razziali nelle adozioni internazionali. Si legge sul Portale dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Con la sentenza 13332 delle sezioni unite civili, la Suprema corte ha sancito che «il decreto di idoneità all’adozione pronunciato dal Tribunale per i minorenni non può essere emesso sulla base di riferimenti alla etnia dei minori adottandi, ne’ può contenere indicazioni relative a tale etnia«. Inoltre, «ove tali discriminazioni siano espresse dalla coppia di richiedenti, esse vanno apprezzate dal giudice di merito nel quadro della valutazione della idoneità degli stessi alla adozione internazionale».

Per Francesco Paolo Occhiogrosso, la pronuncia della Cassazione è «un passo avanti apprezzabile perché elimina l’impostazione di alcuni tribunali dei minori che, nella presunzione di protezione dei bambini da adottare, creavano invece una discriminazione a favore degli aspiranti adottanti che ottenevano l’idoneità per adottare solo bambini europei o solo bambini di pelle bianca». Così facendo «queste coppie ricevevano un trattamento preferenziale in funzione delle loro aspettative rispetto invece alle altre che avevano presentato istanza di adozione senza limitazioni».

Questa sentenza consente finalmente «di dire che l’idoneità all’adozione o è totale o non c’è, e questo è un fatto importante, soprattutto perché – sottolinea il presidente del Centro nazionale – è destinata a fare giurisprudenza: si afferma un principio al più alto livello della magistratura, che avrà effetti sulle decisioni della magistratura competente».

Dietro a una scelta tanto discutibile degli aspiranti genitori adottivi, continua Occhiogrosso, «non esiste tanto un problema culturale, quanto una probabile dimensione di carattere razzista: anche la stampa ha indicato così queste possibili adozioni».

«È un atteggiamento purtroppo difficile da sradicare, l’ho visto nella mia esperienza al Tribunale dei minori di Bari – spiega il giurista – Per molti anni, la scelta è stata conforme a quella appena confermata dalla Cassazione: quando una coppia diceva che non accettava bambini di pelle scura, la domanda veniva rigettata». Tuttavia, spesso, «le nostre decisioni venivano scavalcate dalla Corte d’Appello che faceva quasi da ostacolo a un progresso culturale importante: perché, anche premettendo di non desiderare bambini di pelle scure, secondo l’impostazione della Corte le coppie effettivamente desideravano il bene dei bambini e non la realizzazione di una loro particolare aspirazione».

La strada però è ancora lunga, per il presidente del Centro nazionale. «Si tratta sicuramente di un passo avanti, ma non definitivo». I problemi non sono finiti: «L’esclusione dai decreti di idoneità di queste limitazioni legate al colore della pelle o all’etnia è un fatto solo formale». Infatti, dice Francesco Paolo Occhiogrosso, «una coppia un po’ più astuta, può aggirare l’ostacolo: dopo aver presentato un’istanza che afferma la disponibilità ad accogliere qualunque bambino,una volta ottenuta l’idoneità potrebbero rivolgersi a un ente autorizzato che operi in Russia o nell’est europeo per avere quello che si desidera senza correre il rischio di essere considerati inidonei». Perciò, suggerisce il presidente del Centro nazionale, il passo successivo sarebbe quello di «evitare che le coppie possano scegliere in quale paese compiere l’adozione: un organismo terzo, come la Cai, dovrebbe individuare o stabilire un turno che regoli la provenienza del bambino da destinare a una coppia idonea».