OCSE: rapporto 2009 sugli aiuti allo sviluppo

Il Dipartimento cooperazione dell’Ocse ha lanciato un allarme nell’ultimo Rapporto 2009 sulla cooperazione allo sviluppo sul calo dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, che metterebbe a rischio il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio di lotta alla poverta. I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l’anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 – si legge nel Development Co-operation Report – ma le proiezioni dell’Ocse rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno.
I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell’8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell’11,2% del Belgio. Anche l’Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007 rispetto al 2006, motivo per cui l’Ocse/Dac richiama la comunità internazionale a mantenersi fermi sugli impegni presi per combattere la povertà e promuovere lo sviluppo economico nei Paesi più poveri. I Paesi donatori dovrebbero concepire la cooperazione allo sviluppo come parte strategica di una globalizzazione stabile e di successo – spiega l’Ocse – che di beneficio a tutte le parti, nel contempo le economie emergenti dovrebbero assumersi la responsabilità di condividere per la propria parte la partnership.

In questa fase di recessione mondiale, al fine di limitarne i danni per lo sviluppo e la crescita economica mondiale, il Development Co-operation Report richiama i donatori a rafforzare i loro futuri piani di spesa ed i Paesi in via di sviluppo a consolidare i propri sistemi di tassazione, aumentando le entrate, riducendo l’evasione fiscale e combattendo la corruzione. Tutto ciò in linea con l’Agenda d’azione concordata nella conferenza di alto livello di Accra del settembre 2008 tra 130 tra Paesi donatori e in via di sviluppo, nella quale è stato stabilito che i primi assicurino che i propri fondi d’aiuto diventino più prevedibili e che i secondi rafforzino il loro sistema finanziario e di bilancio, soprattutto nei livelli di trasparenza degli stanziamenti.

L’Ocse chiede inoltre che donatori e beneficiari coordinino meglio le loro attività, considerato che oggi circa 225 realtà bilaterali e 242 multilaterali finanziano oltre 35.000 attività ogni anno. Il Rapporto rivela infatti che per 24 Paesi poveri meno di 15 donatori nel loro complesso assicurano meno del 10% degli interventi totali in quei Paesi, mentre il resto è ancora piu’ frammentato con grande dispendio di sforzi e di costi di transazione.

 

Fonte: www.balcanicooperazione.it