Padova. Il Premio bontà 2016 è per Nadia: “In affido Mario perché possa morire fra le braccia di una mamma”

imageUna storia d’amore, vero e puro, che commuove tutti e al tempo stesso incoraggia i genitori. E’ la storia di Nadia Ferrari, infermiera del reparto di patologia neonatale dell’ospedale di Grosseto che dinnanzi alla fragile vita di Mario ha aperto il suo cuore in modo incondizionato. È a lei, per la sua umanità, che è stato assegnato il Premio Bontà 2016 dal delegato pontificio per la basilica di Sant’Antonio di Padova, monsignor Giovanni Tonucci, vescovo di Loreto.

A soli 6 mesi il piccolo Mario, un bimbo con una grave patologia, abbandonato alla nascita dai genitori, viene ricoverato all’ospedale padovano in cui lavora Nadia. Che sarebbe diventata la sua mamma.

Quando “l’infermiera dell’amore materno” a lavoro vede il bimbo “piccolissimo, coperto di tubicini e drenaggi e con posizioni obbligate dall’ospedalizzazione”, decide di mettere da parte ogni paura e prendersi cura di lui.

Per il poco tempo che gli rimane ha il diritto di avere tutto: una mamma, la migliore assistenza e tanto amore da poter allontanare la morte il più possibile”. È questo il pensiero di Nadia quando decide di chiedere l’affido del bimbo e accompagnarlo nel calvario della sua malattia.

A marzo 2013 Mario fu affidato all’infermiera. Nadia si mise in aspettativa per accudire meglio il bambino: “Io e mia figlia lo portammo al mare, in montagna e in piscina – racconta Nadia – : I progressi furono immediati: cominciò a mangiare da solo, imparò a tenere su la testa e a muoversi meglio. Dopo un anno e mezzo di calvario il piccolo cominciò ad avere una vita quasi normale, in cui c’era spazio per ridere, fare versi e giocare”.

 

Molti futuri genitori sono spaventati dall’idea di lasciarsi andare totalmente all’amore genitoriale per poi “perdere” il loro piccolo. Per tutti loro Nadia ha una risposta: all’inizio ero spaventata ma preferisco soffrire per sempre per avere dato a mio figlio Mario l’amore incondizionato di una famiglia, anche per poco, piuttosto che non averlo mai accudito”.

Il piccolo Mario il 26 gennaio del 2014 ha raggiunto in cielo gli altri angioletti e ora a Nadia e alla sua famiglia restano dolcissimi ricordi: “Gli parlo in continuazione, anche se è dura non poterlo più accarezzare – ha confessato Nadia – : Se c’è un paradiso, spero che stia correndo e giocando e di arrivarci anch’io un giorno così poi lì ci potremo organizzare meglio, che di tempo ce n’è un’eternità”.

Quello di Nadia è un gesto d’amore incondizionato e veramente materno che ispira all’accoglienza di ogni bambino che ha bisogni “speciali”.

 

Fonte: Avvenire