Papa Francesco: “Il Vangelo ci chiama a servire le persone scartate”: così una famiglia che accoglie un bambino abbandonato si fa “palestra di carità”

angelus papa francescoSono i “gesti gratuiti di accoglienza e di solidarietà verso gli emarginati” a renderci degni della ricompensa divina. Questo il nucleo del messaggio lanciato da papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica 28 agosto. Una preghiera ispirata all’episodio del Vangelo di Luca (Lc 14,1.7-14) in cui Gesù, invitato a pranzo da un fariseo, osserva come “gli invitati si affannino per scegliere i posti migliori”. Un “arrivismo” che si colloca agli antipodi dello spirito di accoglienza di chi apre le porte del suo cuore, tra gli altri, anche ai bambini abbandonati, anch’essi scartati da chi avrebbe dovuto amarli.

Se da un lato c’è “chi sceglie il proprio posto”, spiega il Pontefice, dall’altro c’è “chi se lo lascia assegnare da Dio e aspetta da Lui la ricompensa”. E Dio, precisa il Papa, ci offre “un posto molto più bello di quello che ci danno gli uomini”: quello “vicino al Suo cuore”, per cui “la Sua ricompensa è la vita eterna”. Da qui, dunque, l’invito di Bergoglio a favorire la “gratuità”, a discapito del “calcolo opportunistico che cerca di ottenere una ricompensa”.

“Gratuità” vuol dire anche e soprattutto accoglienza. “Il messaggio fondamentale del Vangelo – dice il Santo Padre ai fedeli presenti in piazza San Pietro – è servire il prossimo per amore di Dio. Questi ultimi sono le persone scartate: “i poveri, gli affamati, gli emarginati, i profughi, gli sconfitti della vita, quanti sono scartati dalla società e dalla prepotenza dei più forti”. E per loro, ricorda il Papa, che dobbiamo “aprire il cuore” e condividere le loro sofferenze.

Citando i luoghi e le modalità di accoglienza di queste sofferenze, Francesco parla di palestre di carità che diffondono la cultura della gratuità, perché quanti vi operano sono mossi dall’amore di Dio e illuminati dalla sapienza del Vangelo”.

Tra queste “palestre di carità” ci sono anche le migliaia di famiglie adottive che, per citare papa Francesco, “si fanno voce di chi non ha voce”: i bambini abbandonati di tutti il mondo, creature scartate dai loro genitori e costrette a vivere per strada o in un istituto. Sono i più fragili tra i fragili, perché la salvezza dall’essere stati scartati non dipende da loro – troppo piccoli e indifesi per farlo -, ma dallo spirito di accoglienza di quelle coppie che decidono di restituire loro il diritto più importante di ogni bambino, quello di essere figlio. Per questo l’appello lanciato dal Pontefice all’Angelus deve considerato diretto anche a quei milioni di coppie senza figli che hanno la possibilità di intraprendere un percorso come quello dell’adozione: perché da qualche parte del mondo, una di quelle piccole persone scartate, un bambino abbandonato, sta aspettando solo loro.

 

Fonte: Zenit