Parigi. Bambini in vendita fra gli stand della fiera del “figlio su misura”

Alla fiera di Parigi Désir d’enfant le cliniche propongono donatori da scegliere per creare il proprio “embrione ideale”. Costo? All’incirca 50 mila dollari, ma quelli già pronti costano meno

L’argomento della maternità surrogata è di quelli che creano divisioni a prescindere: “favorevoli o contrari”. Per questo, parlarne obiettivamente è sempre complicato. Anche perché, va ammesso, tanto da una parte quanto dall’altra non mancano articoli e dichiarazioni più propagandistiche che non argomentate e volte a innescare una proficua discussione.

La fiera di Parigi del “figlio su misura”

Alla luce di tutto questo, merita ancora maggior attenzione l’articolo di Avvenire che racconta l’esperienza di una “giurista e militante femminista” che ha visitato di persona la fiera parigina Désir d’enfant (desiderio di un figlio), un “salone della procreazione assistita” dove, però, accanto alle pratiche normalmente ammesse, si parla e “pubblicizza” anche la maternità surrogata, pratica esplicitamente vietata tanto in Francia quanto in Italia e gran parte dell’Europa.
Il racconto dell’esperienza dal vivo restituisce bene le sensazioni di chi lo scrive e invita a riflettere sul tema.
Più che il report della prima conferenza a cui Carlotta Cappelletti (l’autrice dell’articolo) ha assistito, condotta da una coppia gay e la madre surrogata che ha dato loro il figlio, tutti comprensibilmente felici e commossi per l’esito positivo della vicenda, colpiscono i particolari delle “offerte” che vengono presentate nei diversi stand. Come quando, per esempio, viene spiegato che per spendere meno si può “scegliere” una madre surrogata in Canada, dove la legge è più restrittiva e le madri sono pagate meno. Ma sul contenimento dei costi, il salone offre anche una conferenza dedicata durante la giornata, in cui verrà spiegato come per risparmiare si può scegliere di non fare l’esame dei cromosomi nella creazione dell’embrione per individuare eventuali malattie o determinare il sesso prima dell’impianto in utero.

Davvero ha senso “scegliere” le caratteristiche di un figlio nata da una donna che non sarà sua “madre”?

Ma c’è di più: come madre single, all’autrice dell’articolo viene spiegato che ricorrere a due donatori per la creazione di un embrione costa all’incirca 50 mila dollari. Il vantaggio, certo, è quello di poter “scegliere” tra una vasta gamma di possibilità. Se, invece, si opta per un embrione già creato e congelato, si paga più o meno un terzo della cifra. Chiaro, in questo caso la scelta è ben più ristretta, ma il risparmio è notevole.
Al che, l’autrice, ricorda giustamente che si sta parlando di esseri umani, di bambini… Perché il rischio, al di là di tutto, è proprio quello: portare avanti un discorso come se si stesse comprando una macchina, decidendo optional e colori della carrozzeria, mettendo da parte il fatto che la nascita di una vita, in genere, è qualcosa di piuttosto diverso da un’operazione commerciale.

Il salone di Parigi non è la prima volta che si svolge, così come non è la prima volta che l’iniziativa si ripete in altri Paesi. Sul cartellone delle “prossime date”, però, è spuntata una novità: la tappa in programma a Milano il 14 e 15 maggio 2022. Chiaramente, la polemica è scattata immediata, ma, come detto all’inizio, partire da “schieramenti” opposti, come si fosse tifosi irremovibili di una squadra o dell’altra non giova alla vera discussione: chiedersi se davvero si può pensare di trattare la vita e i bambini come degli “oggetti” da scegliere e selezionare, magari aspettando, se va bene, qualche “offerta speciale” per risparmiare un po’.