Ius Scholae: cittadini italiani dopo 5 anni di scuola. Discussione rimandata – AGGIORNAMENTO

Arriva alla Camera la proposta di legge per cambiare i criteri di ottenimento della cittadinanza italiana: non più esclusivamente per legami di sangue, ma dopo il completamento di un percorso scolastico di 5 anni – AGGIORNAMENTO Discussione rimandata. SE ne riparla, forse, a metà luglio

Ad oggi, l’Italia è uno dei Paesi europei in cui ottenere la cittadinanza è più difficile: la legge in vigore risale al 1992 e prevede il criterio del cosiddetto ius sanguinis: ovvero, per essere cittadino italiano bisogna che lo sia almeno uno dei due genitori. Un bambino che nasce in Italia, ma da genitori entrambi stranieri, quindi, non ottiene la cittadinanza immediatamente e non la può richiedere se non dopo il compimento dei 18 anni. Inoltre, deve aver risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente” fino alla maggiore età.

I limiti dello Ius Sanguini e la differenza con lo Ius Scholae

Regole stringenti che creano non pochi problemi a centinaia di migliaia di ragazzi: basti pensare che secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2019 – 2020 oltre il 10% degli studenti (circa 877mila tra bambini e ragazzi) non aveva la cittadinanza italiana.
Da tempo si discute una revisione di questa norma e finalmente, proprio in questi giorni, approda alla Camera una proposta di legge sullo Ius scholae, secondo la quale i criteri per poter richiedere la cittadinanza non sarebbero più legati ai legami di sangue, ma alla frequenza scolastica.
Perché il testo diventi legge serve ancora l’approvazione del parlamento, dove, però, le divisioni politiche appaiono abbastanza marcate ed evidenti. Rispetto alla precedente proposta di revisione dei criteri per ottenere la cittadinanza, che si arenò in parlamento nel 2015, dalla nuova proposta è stato eliminato il riferimento allo Ius Soli, ovvero il meccanismo che permette di ottenere la cittadinanza del Paese in cui si nasce, e questo potrebbe aiutare a trovare un consenso più ampio in aula.

Come funziona lo Ius Scholae

Tornando alla proposta dello Ius Scholae, il testo prevede che un minore nato in Italia da cittadini stranieri, o arrivato in Italia prima dei 12 anni, possa richiedere la cittadinanza dopo aver compiuto un percorso scolastico di 5 anni, non necessariamente corrispondenti a un ciclo completo di studi. Per esempio, i 5 anni potrebbero essere composti da tutti gli anni delle elementari, ma anche dai tre anni di scuole medie (secondarie di primo grado) e due anni di superiori (secondarie di secondo grado), e così via.
Compiuti questi 5 anni, la richiesta di cittadinanza potrà essere inoltrata, anche da uno solo dei genitori, a patto che sia legalmente residente in Italia.

Rimandata la discussione sullo Ius Scholae – AGGIORNAMENTO

Come prevedibile, date le forti divisioni politiche, l’ordine del giorno delle discussioni in Parlamento che prevedevano anche quella relativa allo Ius Scholae (oltre a una sulla coltivazione per uso domestico della cannabis a scopo terapeutico) ha subito una modifica. Probabilmente, la nuova calendarizzazione reinserirà l’esame delle due misure verso la metà di luglio, non appena sarà stato approvato il decreto Aiuti. L’impressione, però, è che difficilmente si potrà arrivare a un’approvazione dello Ius Scholae così come è stato presentato, per via della fermissima opposizione politica di una parte del Parlamento.
Ancora una volta, un provvedimento che tocca da vicino la vita di migliaia di famiglie e ragazzi rischia di diventare una lotta di prese di posizioni senza trasformarsi in una discussione costruttiva, prima ancora che in una decisione da prendere con lungimiranza e consapevolezza.