Perché l’affido può essere consentito anche a un single e l’adozione no? La spiegazione è semplice

Il monito di Griffini (Ai.Bi.) al nuovo Governo: “Si lascino le false battaglie per presunti diritti e si aiutino le associazioni famigliari a rilanciare l’adozione internazionale”

In Italia l’affido famigliare è, per legge, consentito anche a individui “single”. Cioè che vivono da soli. Tuttavia, per contro, non lo è l’adozione, fatto che ha generato le proteste di chi ritiene l’apertura di questo istituto a soggetti non coniugati come una battaglia di civiltà. Ma come mai la legge italiane impone queste regole apparentemente incoerenti?

“La spiegazione, in realtà, è davvero molto semplice – afferma il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini – L’affido è una misura che dovrebbe e anzi deve essere assolutamente temporanea. Così dicono le norme e così ha confermato una recente sentenza della CEDU (link). Questo perché il minore affidato deve mantenere viva la relazione familiare con il nucleo d’origine, cosa che può tranquillamente avvenire anche con l’affido a un single, ed è comunque certamente meglio l’affido rispetto a una comunità in cui sono presenti soltanto operatori. L’adozione, invece, è una cosa completamente diversa: significa rendere un bambino di nuovo ‘figlio’, significa costruire una famiglia. E una famiglia si costruisce su una relazione famigliare definitiva e si basa su un nucleo costituito da un padre e una madre”.

“Solo chi non bada agli interessi superiori di un minore – prosegue Griffini – ma solo ai propri, può affermare che non vi è differenza fra un padre e una madre, rispetto ad un single. Ma non è meglio, qualcuno si potrebbe chiedere, far adottare un minore abbandonato anche da un single piuttosto che lasciarlo in comunità o peggio in un istituto? Certo. Tuttavia c’è un ‘ma’ enorme: perché prima vengono le famiglie e in Italia ci sono più di cinque milioni di potenziali padri e madri di minori abbandonati, tutti regolarmente sposati, di cui circa tre milioni sono coppie sterili. Quindi il problema non è far adottare i single, ma rilanciare l’adozione, soprattutto quella internazionale”.

“Il nostro monito al nuovo Governo – conclude Griffini – è quello di abbandonare le false battaglie per presunti diritti, di sostenere le associazioni famigliari a rilanciare l’istituto dell’adozione internazionale. Soprattutto il premier Conte dovrebbe delegare quanto prima al dicastero competente, quello della Famiglia, la presidenza della CAI. Lo chiediamo da tempo e auspichiamo che finalmente si arrivi a una soluzione”.