Prefettura di Milano. Una rete di 12 enti non profit per dare una seconda chance: ecco la giusta accoglienza

profughi bimbiC’è un’ Italia che accoglie. Un’Italia che non giudica, che apre le sue porte a chi è alla ricerca di una seconda possibilità. Un’Italia che non fa di tutta l’erba un fascio e che prende per mano chi, arrivato su “terra straniera” sa parlare a mala pena qualche parola in italiano o bene che vada qualche frase in inglese. Figurarsi sapere a chi rivolgersi per il disbrigo delle pratiche burocratiche anche le più semplici. A questo servono le 12 organizzazioni del non profit dell’accoglienza, tra cui “La Tenda di Abramo” di Ai.Bi.: sono loro la “rete” su cui si appoggia la Prefettura di Milano per la gestione dell’emergenza profughi e richiedenti asilo. Sono tutte associazioni selezionate attraverso un regolare bando dove venivano richiesti precisi requisiti e che cercano di dare una mano alla corretta accoglienza e gestione degli 85mila  profughi  accolti in Italia finora contro i 225mila presenti, ad esempio, in Germania.

“Dopo essere stati sottoposti a una foto segnalazione – spiega uno dei coordinatori -, inizia il loro percorso di riconoscimento e vengono smistati, in base alle numeriche stabilite dal Ministero, nelle varie regioni. I profughi presenti tra Milano e hinterland arrivano, in prima battuta, dal centro della Croce Rossa di Bresso. È la prefettura a scegliere la destinazione dei singoli”.

Esistono poi equipe, formate da psicologi, educatori e mediatori culturali, che seguono i profughi per le necessità quotidiane: dai corsi base d’italiano, al di sbrigo delle varie pratiche burocratiche, all’assistenza sanitaria.

In questo contesto si inserisce “La tenda di Abramo”, la struttura, nella quale sono ospitati 8 nuclei familiari di migranti con minori, fino a un massimo di 20 persone, è uno stabile composto di 2 appartamenti con 4 camere ciascuno. In ognuna di esse è presente uno spazio matrimoniale e altri destinati a bambini e adolescenti. A occuparsi della loro accoglienza è il personale stesso di Ai.Bi. che da quasi due anni segue quotidianamente la situazione relativa agli sbarchi dei migranti sulle coste italiane.

Avviato a ottobre 2013, infatti, il progetto Bambini in Alto Mare ha fin’ora dato accoglienza in affido familiare a diversi minori stranieri non accompagnati, oltre a un centinaio di essi ospitati, tra dicembre 2013 e lo stesso mese del 2014, presso Casa Mosè, il centro di prima accoglienza per Misna a Messina.

Comincia così la seconda vita di questi ragazzi, fra speranze e timori. In attesa di una convocazione in Questura da parte della Commissione territoriale che valuterà, in base al la loro storia, se concedere o me no lo stato di rifugiato.

Fonte: Il Giorno