Profughi del Nord Africa: “Non possiamo accettare che dormano sotto i portici”

425128È polemica tra il Comune di Pieve Emanuele, in provincia di Milano e il Residence Ripamonti, la struttura che fino al 28 febbraio ospiterà i profughi dell’Emergenza Nord Africa. Sono ancora 68 i migranti che stanno a Pieve Emanuele e al momento sembra impossibile che una nuova struttura sia in grado di accoglierli e il Residence non è più disposto a trattenerli nella struttura. “Non possiamo accettare che stiano a dormire sotto i portici”, è il commento di Paola Battaglia, assessore alle politiche sociali del Comune di Pieve Emanuele. “Il Residence non tratterrà nemmeno un caso di disabile psichico, nonostante il Ministero copra le spese”, prosegue l’assessore.
“Sono una struttura privata che non è in grado di accogliere una persona con problemi psichiatrici”, è la risposta del presidente del Residence Ripamonti, Giuseppe Milone, senatore del Pdl. Alla considerazione che finora, però, il migrante fino ad oggi è rimasto nella sua struttura alberghiera, Milone risponde: “Finché l’emergenza coinvolgeva tutti, passi, ma ora non posso tenere solo una persona: non sono una struttura neuropsichiatrica – prosegue – . Il primo marzo questa persona partirà come tutti gli altri. I profughi hanno già avuto tantissimo, forse troppo, dallo Stato italiano”.

Questa mattina prefettura e questura di Milano hanno convocato un incontro con i sindaci più toccati dall’Emergenza Nord Africa. È previsto che il 28 febbraio, data di chiusura dell’emergenza, i profughi ricevano al check out un buono da 500 euro. La cifra verrà anticipata dagli enti che stanno accogliendo i migranti (il Residence Ripamonti nel caso di Pieve Emanuele) e poi interamente risarciti dal Ministero dell’Interno. “Non credo che sarà sufficiente a rifarsi una vita – commenta Paola Battaglia -. La nostra preoccupazione come amministrazione è prima di tutto dal punto di vista umano, mentre l’emergenza è stata gestita solo come una questione di ordine pubblico”. Domani l’amministrazione pievese incontrerà le realtà del terzo del settore della zona, compresa Caritas, con l’obiettivo di trovare una soluzione per le 68 persone ancora a carico del Comune. Tra le ipotesi sul piatto, anche l’allestimento di una tendopoli.

 

(Fonte, Redattore Sociale, 25 Febbraio)