Psicologia dell’adozione: Incredibile! Ritorna la “paura” del bambino di colore

Ognuno di noi è una persona unica e questa differenza è una qualità che con l’adozione possiamo e dobbiamo trasmettere come ricchezza, anche alla nostra comunità

Marina Piccolo – Docente universitario di psicologia dello sviluppo e dell’educazione e consulente di Ai.Bi.

…“Abito in una piccola comunità in campagna, e non me la sento di accogliere un bimbo con la pelle scura perché temo possibili reazioni da parte dei miei compaesani …” (Anna, Mamma adottiva)

…“Come possiamo accogliere un bimbo di un’altra etnia, di colore molto diverso dagli altri bambini della mia comunità? Come possiamo farlo sentire parte della nostra famiglia?” (Giuseppe, Papà adottivo)

…“E se a scuola fosse vittima di episodi di razzismo?” (Margherita, mamma adottiva)

Queste sono solo alcune delle riflessioni raccolte durante gli incontri con le famiglie candidate all’adozione internazionale, incontri in cui ci si confronta con le proprie paure e i propri timori rispetto al percorso adottivo e soprattutto con la propria storia personale e familiare per prepararsi ad accogliere i propri figli.

Spesso l’idea di adottare un bimbo tanto diverso da sé, di un’altra etnia, un bimbo con un colore della pelle o tratti somatici differenti dai propri e da quelli della propria famiglia, può spaventare le persone che si candidano all’adozione. Ci si chiede come il bambino vivrà questa diversità rispetto ai suoi coetanei, quali saranno le difficoltà che potrà incontrare a scuola o nella vita, se la famiglia allargata lo accetterà pienamente e ancora si teme che nella propria comunità possa essere vittima di comportamenti e atteggiamenti razzisti.

Domande legittime quando ci si approccia al mondo dell’adozione, ma a cui i genitori adottivi possono rispondere con un atteggiamento accogliente, che faccia sentire il bimbo, “quel bimbo” con le sue caratteristiche specifiche, fisiche o di personalità, uniche e diverse dalle proprie o da quelle di altre persone.

Proviamo a guardare la realtà con gli occhi dei bambini

Se proviamo a guardare la realtà con gli occhi dei bambini, possiamo notare come loro non si pongono problemi, sono molto aperti ad accogliere l’altro, con le sue proprie caratteristiche: i bambini notano le differenze tra loro e le possono usare come arma nei momenti di conflitto, per farsi i dispetti, ma il colore della pelle per loro ha lo stesso peso degli occhiali, della corporatura, di essere basso o alto, magro o grasso o di altre caratteristiche fisiche … i bambini vivono la normalità delle differenze individuali.

Ognuno di noi è una persona unica, diversa dalle altre e questa differenza è una qualità che con l’adozione possiamo e dobbiamo trasmettere come valore, come ricchezza, anche alla nostra comunità. Fermo restando che non possiamo negare la possibilità di essere vittime di atteggiamenti razzisti nel corso della vita, è importante comprendere che le piccole comunità di provincia possono sembrare poco attrezzate per accogliere ed integrare adeguatamente un bambino con la pelle più scura, ma con l’adozione noi contribuiremo alla crescita della nostra stessa comunità. La differenza spaventa ma solo perché non la si conosce. La grande città non è migliore, non è caratterizzata da piena accettazione dell’altro, ma da maggiore indifferenza verso l’altro. La diffidenza verso ciò che è diverso da noi esiste ovunque, ma certamente rispetto ad una grande città, una piccola comunità dà la possibilità di costruire relazioni sociali più strette, per cui le diffidenze vengono superate più facilmente e il bambino ha la possibilità di rapportarsi con gli altri in modo più sereno.

Siamo pronti ad accogliere un bambino con tratti differenti dai nostri?

Forse la domanda che ci si deve porre quando si affronta il cammino dell’adozione è se, come coppie candidate all’adozione, siamo pronti per accogliere un bimbo che avrà certamente tratti somatici differenti da noi, avrà una pelle di colore più o meno differente dalla nostra, perché non è nato dalla nostra pancia. Sarà diverso perché viene da un altro Paese, a volte molto lontano da noi, portando con sé la sua storia e le sue origini biologiche.

La comunità in cui viviamo, grande o piccola che sia, lo potrà accogliere solo se la sua famiglia lo farà sentire accolto e parte di essa. In passato, alcuni tribunali indicavano nel decreto il fatto che una coppia non fosse pronta ad accogliere un bimbo diverso da sé, ponendo dei vincoli che rassicuravano la coppia, ma … quella coppia era pronta davvero per l’adozione? Con l’adozione si vuole solamente soddisfare un proprio bisogno o si vuole offrire al bimbo una famiglia che gli dia la possibilità di una vita e di essere amato per quello che è?

Marina Piccolo – Docente universitario di psicologia dello sviluppo e dell’educazione e consulente di Ai.Bi.

Prepararsi ad affrontare il percorso adottivo con FARIS – Family Relationship International School

Per intraprendere il meraviglioso e complesso percorso dell’adozione “nel migliore dei modi”, occorre essere informati e soprattutto ben preparati. Proprio per questo FARIS, forte della sua esperienza di più di 30 anni nel mondo dell’accoglienza e dell’adozione, organizza webinar di informazione e formazione dedicati alle coppie desiderose di adottare.

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