Ratifica della Convenzione dell’Aja: depositati gli emendamenti in Parlamento

 camera-deputati-350Sono stati presentati alle 14 di giovedì 20 febbraio 2014, gli emendamenti  al Disegno di Legge presentato dal Governo per ratificare la Convenzione presentata dall’Aja il 19 ottobre 1996. Amici dei Bambini ha chiesto ai deputati, sensibili ai diritti dell’infanzia, di depositare alcune modifiche per il riconoscimento in Italia della kafala, l’istituto giuridico dei paesi a cultura islamica per la protezione e l’accoglienza dei minori abbandonati.

Amici dei Bambini ha infatti evidenziato che esiste una incongruenza nell’iter di riconoscimento in Italia dell’assistenza legale del minore in situazione di abbandono.

La kafala è l’unico strumento che alcuni Paesi esiste per accogliere in famiglia i bambini abbandonati. Ma con questa proposta del governo viene trattata come un semplice affido e al raggiungimento dei 18 anni, il ragazzo accolto si trova nella stessa condizione giuridica di un immigrato e senza famiglia.

Benché l’ingresso in Italia di un minore in Kafala venga ‘gestito’ come un’ adozione internazionale, gli ‘effetti’ di questa procedura non sono assimilabili all’adozione né rispettano  il principio del superiore interesse del minore coinvolto.

Per esempio, per accedere alla kafala, la coppia deve essere in possesso del decreto di idoneità, l’intera procedura viene seguita dagli enti autorizzati, e su di essa si esprime anche la Cai. Come fosse una ‘normale’ pratica adottiva. Peccato però che il minore in kafala venga poi trattato come un Minore straniero non accompagnato, pur essendo invece inserito a pieno titolo in una famiglia. I genitori– questa è l’unica concessione che la legge fa- vengono nominati tutori del ‘figlio’ affidato. Ma il minore gode di un permesso di soggiorno, che deve essere rinnovato ogni 2 anni (con le difficoltà del caso, al pari di un qualsiasi cittadino extracomunitario). Non solo,  raggiunti i 18 anni, non ha nessuna garanzia di rimanere in Italia perché non è prevista dal disegno di legge alcuna possibilità di ottenere la cittadinanza italiana. Ancora: il minore non assume, neppure aggiungendolo al proprio, il cognome dei genitori accoglienti; non ha alcun rapporto di parentela con la famiglia dei genitori (non ha fratelli, non ha nonni né zii né altro); non da ultimo non ha alcun titolo per intervenire nella successione dei suoi genitori.

Gli emendamenti proposti da Amici dei Bambini, oggetto anche di una audizione in Commissione Esteri e Giustizia alla camera dei deputati, avvenuta in data 8 gennaio 2014,  potrebbero sanare l’incongruenza in cui si troverebbe un bambino accolto in kafala, il quale è un minore in stato di abbandono , ma viene ‘trattato’ come un minore in affidamento familiare, istituto quest’ultimo previsto per aiutare minori che una famiglia invece ce l’hanno, anche se temporaneamente in difficoltà. L’affido non può essere la risposta a bambini abbandonati, che non hanno né padre, né madre né tanto meno una famiglia d’origine che possa occuparsi di loro.  I parlamentari si assumeranno il compito di disegnare un nuovo volto dell’accoglienza?