Reddito di cittadinanza? Sì, ma per chi? Il grido di dolore di Greta, madre di quattro figli

Lettera al direttore de La Stampa. Chi crede nel futuro e nella vita lasciato solo contro una burocrazia labirintica

Reddito di cittadinanza? Sì, ma per chi? Lascia davvero senza parole la lettera inviata da una madre di quattro figli, Greta, al direttore de La Stampa e successivamente pubblicata con risposta dal quotidiano torinese. Una lettera che racconta una delle (purtroppo) tante storie di povertà che si trovano non in qualche Paese lontano ma nella nostra un tempo florida Italia.

Storie che lasciano davvero senza parole, storie che narrano un Paese abbandonato dal sistema istituzionale. Un’Italia che, nonostante il lavoro e i sacrifici, non ce la fa. E allora, a quel punto, viene lasciata sola. Indietro. Senza nessuno, a combattere, per ottenere una misera elemosina di Stato, contro una burocrazia labirintica. Poi, però, ci si lamenta del calo demografico, degli italiani che non fanno figli. Senza dire, però, che quelli che ancora credono nel futuro e nella vita, come appunto il caso di questa madre coraggiosa, vengono lasciati totalmente disarmati a vedersela con un mondo sempre più spietato.

Caro direttore – scrive questa donna, questa mamma – siamo una famiglia con quattro figli nella quale io sono disoccupata e mio marito sta chiudendo la sua attività (negozio di erboristeria). Quando il governo ha deciso di stanziare un reddito di cittadinanza per le persone in difficoltà ho immediatamente fatto il modello ISEE (a marzo 2019) nel compilare questo modello l’impiegato del CAAF mi ha posto questa domanda: ‘Ha lavorato lo scorso anno?’. Io ho risposto di no perché non ho lavorato per tutto l’anno. Quindi è arrivato il modello ma non arrivavano più i pagamenti del bonus bebè e tanto meno il fatidico sms che comunicava l’accettazione della domanda per il reddito fatta in data 13/03/19. A questo punto mi sono recata agli uffici INPS e ho chiesto il motivo per il quale non ricevevo più nulla e mi è stato detto che la domanda era bloccata per via dell’Isee difforme in quanto non avevo comunicato che nel 2018 avevo percepito la disoccupazione. Così ho rifatto un nuovo ISEE e l’ho rinviato all’INPS  ma tutto si è bloccato e ancora oggi non ho ricevuto niente. Sono ritornata all’Inps agli inizi di giugno e mi hanno detto che è la sede centrale di Roma che ha in mano la mia domanda e che loro non potevano fare niente”.

“Tutto questo – conclude la donna – mi indigna perché siamo una famiglia allo stremo quel poco che incassa mio marito con il negozio ci aiuta a comprare un po’ di cibo per sopravvivere; per fortuna abbiamo una casa di proprietà, altrimenti vivremmo per strada con i nostri bambini che hanno 9, 7, 5 e 3 anni. È assurdo che per un banale errore fatto involontariamente tutto si sia bloccato. Insomma, questo reddito di cittadinanza doveva aiutare le famiglie in difficoltà e invece sta aiutando chi in realtà non ne ha bisogno. Voglio che questo scandalo sia riportato all’attenzione dell’opinione pubblica, voglio che venga sbloccata questa benedetta domanda. Se non accadrà niente andrà a finire che chiederemo aiuto alla Caritas perché non posso lasciare i miei figli senza mangiare”.

“Cara Greta – le risponde il direttore Maurizio Molinarila vicenda che l’ha investita dimostra quanto la burocrazia gestita in maniera meccanica possa nuocere ai singoli cittadini fino a privarli di ciò di cui hanno più bisogno per sostentarsi. Ed evidenzia come il reddito di cittadinanza non può trasformarsi di per sé in una bacchetta magica senza essere accompagnato da una gestione sul campo capace di identificare chi ha davvero bisogno e perché. Ovvero l’aiuto a chi è in condizioni di necessità, la lotta alle diseguaglianze più profonde, non ha bisogno di annunci roboanti sulla sconfitta della povertà quanto di una macchina amministrativa pensata e guidata per conversare con i cittadini al fine di aiutarli. Le nuove tecnologie come lo straordinario patrimonio di volontari di cui disponiamo sono due strumenti che possono consentire allo Stato di affrontare e risolvere in fretta casi come quello di Greta. Ma per riuscirci serve una macchina amministrativa responsabile, efficiente, snella, trasparente. Capace di correggersi e di realizzare interventi ad personam. Non prigioniera di vecchie e nuove ideologie”.