Un “reddito di libertà” fino a 4800 euro per le donne vittime di violenza

L’INPS, tramite i Comuni, prevede la possibilità di erogare un “reddito di libertà” che può arrivare a 400 euro al mese per sostenere l’autonomia abitativa e personale delle donne che hanno subito violenza

Nonostante il problema della violenza contro le donne sia molto sentito e, purtroppo, molto presente in Italia, non è nota a tutti l’esistenza di un sussidio che lo Stato ha istituito recentemente proprio per supportare l’autonomia abitativa, la ri-acquisizione di un’autonomia personale, ma anche sostenere il percorso scolastico formativo dei figli, delle donne vittime di violenza. La misura è stata denominata “reddito di libertà” ed è stata rifinanziata anche per il 2022, tenendo anche conto che ciascuna regione può decidere di aggiungere autonomamente dei fondi a quelli erogati dallo stato.

Il reddito di libertà come contributo alle donne per ripartire dopo le violenze

Nel concreto, la misura prevede l’erogazione di un contributo economico fino a 400 euro al mese per 12 mesi consecutivi, arrivando così a un totale di 4800 euro. Destinatarie dell’iniziativa sono le donne vittime di violenza che si trovano in condizioni di bisogno economico, con o senza figli, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Se concesso, il contributo è cumulabile con altre misure come il reddito di cittadinanza o la NASpI.
Il fondo viene erogato dall’INPS, ma le domande vanno presentate tramite il proprio Comune di residenza al quale le donne interessate devono presentare la domanda compilata (può essere scaricata QUI). Sarà poi l’operatore del Comune a inserire la domanda accedendo al servizio online predisposto dall’INPS tra le “Prestazioni sociali dei comuni”.
La domanda dev’essere corredata dall’attestazione della condizione di bisogno ordinario o la condizione di bisogno straordinaria e urgente, e dalla dichiarazione che attesta il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso dalla donna, rilasciata dal legale rappresentante del centro antiviolenza.

Reddito di libertà rifinanziato con le risorse delle regioni

L’ordine cronologico di inserimento delle domande da parte del Comune è la discriminante che regola l’accettazione delle domande stesse fino a esaurimento del budget disponibile. A questo proposito, a marzo, l’INPS ha fatto sapere che anche le domande relative al 2021 che non erano state accettate per mancanza di fondi, potranno essere riprese in considerazione grazie ai fondi aggiuntivi destinati dalle singole regioni per questa misura. In Emilia Romagna, per esempio, prima dell’erogazione dell’integrazione da parte della Regione, solo 42 delle 290 domande presentate erano state accolte mentre, ora, si dovrebbe riuscire a dare a tutte una risposta.
Nell’iniziale circolare dell’INPS, infatti, era specificato che “al raggiungimento del limite regionale/provinciale non sarà consentito l’accoglimento di nuove domande, fatto salvo l’eventuale incremento del budget con risorse aggiuntive statali o regionali”, cose affettivamente avvenuta.
Tutte le informazioni riguardanti il reddito di libertà si trovano sul sito dell’INPS.