Repubblica Ceca: la povertà non è una giustificazione sufficiente per disgregare una famiglia

La Corte Suprema della Repubblica Ceca ha emesso un nuovo parere unificante in cui afferma che la povertà di una famiglia e le condizioni abitative particolarmente indigenti non possono essere gli unici principi per decidere l’allontanamento dei bambini da una famiglia e di conseguenza la loro presa in cura da parte dello stato.

I bambini possono essere allontanati ed istituzionalizzati solo nei casi in cui altre misure, come l’assistenza fornita dalle autorità e dai comuni, non hanno portato ad un miglioramento delle condizioni di vita dei minori, o nei casi in cui vi siano altri gravi motivi. E’ inoltre necessario intervistare questi bambini per determinare le loro opinioni.

Il portavoce della Corte Suprema Petr Knötig ha annunciato il parere ad un’agenzia di stampa ceca “Le carenze materiali di una famiglia, le condizioni abitative particolarmente povere, non possono di per sé costituire un motivo per ordinare la cura istituzionale di un bambino”, recita il parere.

Secondo i dati diffusi lo scorso maggio, sono circa 21.000 i bambini che vivono in istituti nella Repubblica Ceca. Gli esperti in diritti dei minori affermano che circa un terzo di questi bambini finiscono in istituti inutilmente, mentre un altro terzo della rimane nelle istituzioni più del tempo necessario. La Repubblica Ceca è uno dei paesi dell’Unione europea con il più alto numero di bambini in un istituto.

L’anno scorso la Corte costituzionale ceca ha anche condannato la spaccatura inutile delle famiglie nei casi in cui non è assolutamente necessario. I giudici della Corte Costituzionale hanno detto che è possibile allontanare i bambini dalle loro famiglie nei casi di una totale assenza di cura o nei casi in cui il bambino è in pericolo immediato.

L’obiettivo del parere della Corte suprema è quello di unificare le pronunce contrastanti da parte dei giudici cechi nei casi in cui i bambini vivono in famiglie povere e in condizioni abitative disagiate. “Quando i tribunali decidono di inserire un minore in istituto, è necessario documentare tutti i fatti gravi che giustificano la disgregazione della famiglia” ha detto Knötig.

La Corte suprema deve stabilire se le autorità statali e le amministrazioni locali possono offrire un aiuto sufficiente per la famiglia e valutare i risultati di tale assistenza. Un comune a volte riesce a a fornire degli alloggi sostitutivi, tra cui alloggi temporanei. Lo Stato può fornire aiuto materiale o almeno consigli su come la famiglia può migliorare la sua situazione e trovare una soluzione ai suoi problemi. “Una proposta per risolvere adeguatamente la situazione abitativa può essere fatta anche da altri enti, oltre a un ente statale o comunale, come le chiese, le organizzazioni non governative“, si legge nel parere.

Prima di ordinare l’inserimento in un istituto, il tribunale può ordinare una visita di controllo ai genitori del bambino, mettendoli in guardia sul rischio di perdere i loro bambini a meno che la situazione migliori. La Corte Suprema ha stabilito anche che il bambino deve essere intervistato durante la decisione di istituzionalizzazione. Questo vale per i bambini che hanno raggiunto l’età in cui sono in grado di esprimere le proprie opinioni.

(Fonte: http://www.romea.cz)