Roma, Crescere Assieme: i figli adottivi crescono più soddisfatti dei figli biologici

È stata presentata, presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, la ricerca realizzata lo studio “Crescere Assieme. Genitori e figli nell’adozione internazionale“. Da quanto emerge, i bambini adottati, diventati giovani, stanno bene: l’indagine è stata effettuata su due tipi di campioni diversi, genitori adottivi con bambini aventi l’età media di 8 anni e giovani adottati con una media di 23 anni.

Se da un lato emerge che i bambini adottati nella fase adolescenziale hanno relazioni sociali più povere, scarso rendimento scolastico e maggiori difficoltà di integrazione, la situazione migliora con la crescita, soprattutto con l’aumento delle reti di amicizia. In particolare la partecipazione associativa risulta essere un fattore di integrazione sociale: le associazioni sportive e i gruppi parrocchiali sono frequentati dal 71% dei figli adottivi contro il 41% dei figli biologici, nel settore sportivo; nel settore religioso, da un 41% dei figli adottivi contro un 45% dei figli biologici. Altro dato estremamente significativo è relativo alla misurazione del grado di soddisfazione della vita: risponde in senso affermativo il 53,8% degli adottati contro il 28,9% dei figli biologici.

La presentazione dello studio, a cura degli Enti Cifa e Nova, è stata occasione di confronto e riflessione anche sulle problematiche e le questioni che ruotano intorno all’adozione internazionale: “La crisi non sia un alibi per non continuare a investire sull’infanzia e sull’adolescenza” dichiara il Garante nazionale, Vincenzo Spadafora. Sono ancora aperti molti punti di domanda rispetto a un quadro internazionale in continuo cambiamento. La Vice Presidente della commissione adozioni internazionali Daniela Bacchetta ricorda come nel 2011 a livello mondiale l’adozione abbia riguardato circa 28mila bambini – una cifra esigua, più piccola del numero di abitanti dei quartieri romani di Trastevere, Testaccio e Ostiense. Pur essendo un fenomeno per così dire “di nicchia” l’argomento tocca sentimenti e opinioni di molti. In tale direzione l’intervento della Vice Presidente invita a non considerare l’adozione nell’ottica allarmistica dei fallimenti, guardando invece alla buona prassi delle famiglie italiane che hanno una capacità di accoglienza di gran lunga superiore a molti Paesi europei, attestandosi il nostro Paese sempre più frequentemente su adozioni che vanno dai 6 ai 9 anni, con una percentuale al di sopra del 50%.

Non resta fuori dalla discussione nemmeno la questione della Kafala, istituto di tutela del bambino islamico, di cui, aggiunge la Dottoressa Bacchetta, “si potrà parlare dopo la ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996”.

(Fonte: Comunicato Stampa a cura del Convegno, 10 maggio 2012 )