Rovigo. Neonato abbandonato nei pressi del cimitero

Un vagito insistente e disperato, quello che ha salvato la vita a Giorgio, attirando l’attenzione di una signora che stava raggiungendo il cimitero di Rosolina Mare, vicino a Rovigo.

Alcuni hanno sentito il suo pianto continuo provenire da una sacca lasciata dentro un cassonetto dell’immondizia.  E’ quasi 3 chili e lungo 47 centimetri il neonato nato da poche ore trovato questa mattina in una borsa nei pressi del cimitero di Rosolina Mare, in provincia di Rovigo.

Giorgio, così l’ha chiamato l’infermiera (Giorgia) che l’ha soccorso per prima, è ora ricoverato in ospedale e sembra essere fuori pericolo.

Notizie come questa provocano sgomento, dolore e profonda tristezza –  commenta Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – “ Il piccolo Giorgio è solo uno dei circa 400 bambini abbandonati (stimati) ogni anno, o comunque non riconosciuti dalla madre, ma c’è chi parla anche di 3 mila. Occorrerebbero studi approfonditi, impossibili per una semplice ragione: all’appello, inevitabilmente, mancano tutti quelli di cui non veniamo a conoscenza”.

Fortunatamente Giorgio è salvo grazie al suo insistente e disperato vagito che ha attirato l’attenzione dei passanti. Ma poteva finire male se nella via fosse passato un mezzo di raccolta della nettezza urbana.

Il problema è immane – continua Marco Griffini – in Italia esiste una legge che tutela il parto in anonimato, ma per darle corso servirebbe una rete di sostegno che non c’è e, invece, di crearla e sostenerla c’è chi mette in discussione l’anonimato delle madri, facendo prevalere il diritto del nascituro di ricerca delle proprie origini, con l’effetto “ – insiste – “ di far aumentare gli abbandoni nei cassonetti e gli aborti, come è successo con Giorgio.”

Spesso si dimentica che, dietro i casi di abbandono si cela una complessa vicenda umana di cui bisogna avere la massima cautela quando si mette in discussione la “segretezza” del parto in anonimato con la proposta di legge sulla ricerca delle origini dei minori adottati. Le madri segrete sono donne, spesso giovanissime, che partoriscono in ospedale ma non riconoscono il proprio figlio. Donne con alle spalle vicende familiari e vissuti personali faticosi e che, sebbene non siano nelle condizioni di poter accudire il proprio figlio, hanno scelto il  parto in anonimato donandogli la vita due volte: quando hanno scelto di portare avanti la gravidanza e quando, la seconda volta, hanno scelto il parto in anonimato dando la possibilità a un bambino di nascere in sicurezza e vivere amato da una famiglia adottiva.

“Senza entrare nel merito del gesto – aggiunge Marco Griffini – è necessario però soffermarsi e fare una riflessione. Bisogna prevenire e aiutare, da un lato, promuovendo la scelta del parto in anonimato e la segretezza delle madri, dall’altra, diffondendo la presenza delle culle per la vita, una per ogni quartiere, dove le madri che non conoscono o non ricorrono al parto in anonimato in ospedale possono lasciare i loro piccoli al sicuro.

In Italia al momento ce ne sono una cinquantina. Elenco culle per la vita.

Oltre a queste c’è anche la culla per la vita di Ai.Bi., “Chioccia” inaugurata nel 2015 a Melegnano (Milano) facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e che va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati.