Scienza&Vita, Romano: l’aborto è il più grave atto di abbandono

cv_romanoContinua il dibattito aperto da Ai.Bi. sul tema dell’adozione come prevenzione dell’aborto. Si tratta di un tema delicato, di cui in Italia abbiamo iniziato a parlare di recente con la proposta del Sottosegretario Carlo Amedeo Giovanardi di avviare una campagna pro-adozione. Negli Stati Uniti esistono già numerose organizzazioni impegnate a lavorare con madri in difficoltà che, anziché abortire, scelgono di mettere al mondo il proprio figlio e darlo in adozione.

Sulla questione è intervenuto oggi Lucio Romano, Medico e Presidente dell’associazione Scienza&Vita, organizzazione che si batte per il diritto alla vita della persona dal concepimento fino alla morte naturale.

I dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza sono in aumento, tanto in Italia come nel resto d’Europa. Non pensa che l’adozione possa essere considerata anche una forma di prevenzione all’aborto come avviene già negli Stati Uniti?

Certamente. In Italia sono circa 100mila gli aborti conosciuti e probabilmente altrettanti quelli sconosciuti. Per questo penso sia fondamentale promuovere una cultura capace di dare un supporto concreto alle madri in difficoltà. Oggi molte donne si sentono sole e non sanno come orientarsi. Nel momento in cui non è più possibile lavorare sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate, diventa fondamentale far sentire a queste donne la vicinanza delle istituzioni e delle associazioni. Una donna dovrebbe avere tutti gli strumenti per decidere se dare in adozione il proprio figlio. Purtroppo troppo spesso manca il sostegno psicologico e il supporto alle donne in questa delicata scelta.

Quindi si tratta di una importante sfida culturale..

Sicuramente. Scienza&Vita da anni si batte per il diritto alla vita. Oggi è più che mai necessario investire su campagne e programmi a favore dei diritti del nascituro. La fragilità dell’uomo nella sua condizione più debole – quella di embrione – è evidente anche nel ricorso alla fecondazione artificiale, che crea una situazione di “povertà” senza precedenti.

Quali le possibili strategie?

Favorire ricerche che possano consentire il rispetto della vita dell’essere umano fin dal concepimento. Oggi servono più che mai ricerche di questo tipo. L’introduzione della pillola abortiva RU486 è l’ultimo anello di una serie di forme di banalizzazione dell’aborto, che oggi raggiunge il suo vertice. Il ricorso alla pratica chimica è, per la presunta facilità di assunzione della pillola, il culmine della privatizzazione dell’aborto. Ora la pillola mette tutta la responsabilità in capo alla donna che dovrà assumere in solitudine la pillola e attenderne gli effetti a domicilio. Si tratterà di un supplemento di dolore che le donne finiranno per vivere in totale solitudine.Ci preoccupa l’atteggiamento di superficialità rispetto al valore della vita fin dal momento del suo concepimento e ci spaventa il fatto che l’embrione umano non sia considerato come portatore di una specifica dignità di persona. E in tal senso avvieremo una grande campagna di sensibilizzazione soprattutto fra le giovani donne.