Cina. Simona: “Con la mano in quella di papà, punta il dito verso di me e dice ‘Mama!’. Mi sono paralizzata e ho pianto, lì in mezzo ad un parcheggio dall’altra parte del mondo”

hao lan 3Oggi il diario è un po’ diverso: è scritto da una mamma. Simona racconta con il linguaggio delle emozioni genuine, il momento in cui la sua bambina H. si è girata verso di lei, l’ha guardata, indicata con un dito e chiamata “mama”. Tutto questo solo dopo tre giorni. La sua bambina, conosciuta nella rubrica di Ai.Bi. “Figli in attesa”, ha riconosciuto in Simona la sua mamma dando un senso all’attesa che le ha tenute lontane fino ad ora e sciolto i timori che possono precedere un’adozione internazionale. Soprattutto se di una bimba “speciale”.

“Credo che oggi sia giovedì, dico credo perché ho perso la cognizione del tempo. Sono solo quattro giorni che abbiamo con noi la nostra H., ma sono stati intensissimi. Ogni istante scopriamo qualcosa di nuovo, o meglio è lei che decide quando e cosa svelarci di lei. Per esempio, ieri sera ha deciso di informarci che lei era capace di soffiarsi il naso! E pensare che eravamo perennemente con il fazzoletto in mano per evitare che le colasse il naso in ogni dove!   Uno dei suoi giochi preferiti e di insegnarci la sua lingua, per lo meno ci prova. Ci dice una parola in  cinese (accompagnata da una mimica teatrale invidiabile), noi ripetiamo e lei inevitabilmente inizia a ridere. È chiaro che il nostro cinese è buffo. Noi, che non vogliamo esser da meno, le cantiamo qualche canzoncina in italiano e lei di rimando ce ne canta una in cinese con tanto di coreografia. È veramente uno spasso. Certo ci sono anche i momenti in cui escono prepotentemente tutte le sue paure e i suoi timori e allora si mette sulla difensiva ed è come se ci volesse un po’ escludere. Ma è questione di una carezza ed una coccola per farle tornare il sorriso. E noi di coccole e baci ne abbiamo una riserva inesauribile.

Ma è oggi che la mia bimba mi ha stupito di più. Oggi il programma prevedeva visita alle mura della città e alla Grande Pagoda. Già dal primo mattino è esplosa la sua vitalità e la sua voglia di giocare. Quindi appena scesi dal pullman si gioca a rincorrersi. Si ferma giusto il tempo per assicurarsi che sto al gioco e la rincorro e poi via ridendo proprio di gusto. Ma il fiato scarseggia e chiamo il papà per darmi il cambio. Ne approfitto per recuperare il passeggino. Lo apro e mi dirigo verso di loro.

E davanti a me, con la mano in quella di papà mi vede punta il dito verso di me e dice “Mama!” Mi sono paralizzata, ho guardato mio marito che con un cenno del capo mi ha confermato che avevo capito giusto. Non mi vergogno a dire che ho pianto, lì in mezzo ad un parcheggio dall’altra parte del mondo, in mezzo a persone appena conosciute, avevo i lacrimoni che mi scendevano a fontana. H. ovviamente non ha capito perché piangevo e c’è rimasta un po’ male. Ma non importa, perché ci sarà il tempo per spiegarle e per capire. Per ora mi godo questa gioia inaspettata.”