Soggiorni solidaristici: “I bambini abbandonati non hanno bisogno di una vacanza ma di una famiglia”

A boy jumping into swimming poolLo scorso 22 maggio 2013, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato le nuove linee guida sull’accoglienza temporanea dei minori stranieri in Italia. Si tratta dei cosiddetti soggiorni solidaristici, che consistono in programmi di accoglienza limitata nel tempo (massimo 120 giorni nell’arco di un anno solare) di minori stranieri in situazioni di difficoltà.

Questi programmi hanno avuto inizio dopo il noto disastro di Chernobyl con lo scopo di aiutare la popolazione e, in particolare, sottrarre bambini e adolescenti dalla vita in luoghi contaminati. All’epoca l’Italia si era spesa con grande mobilitazione in supporto della Bielorussia e dell’Ucraina.

Presentando le linee guida, la professoressa Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, spiega: «Da allora abbiamo assistito ad un mutamento degli obiettivi dell’accoglienza e della solidarietà: accanto al tema del risanamento fisico, si è affermata la volontà delle famiglie italiane ospitanti di consentire ai minori che vivono situazioni di povertà materiale, di abbandono e di insicurezza sociale, di creare nuovi legami affettivi e di socializzazione attraverso l’incontro e l’accoglienza».

Il Sottosegretario Guerra conclude esprimendo orgoglio per il fatto che il testo è stato sottoposto a una procedura di consultazione pubblica aperta “a tutti i soggetti interessati”. Peccato, tuttavia, che le proposte dei partecipanti (che oltre ad essere interessati erano in gran parte anche competenti), non siano state recepite nel testo finale.

E infatti, Amici dei Bambini. per esempio aveva fatto presente l’importanza di inserire alcune necessarie regole per coordinare questi programmi con le leggi e i principi, anche internazionali, in materia di accoglienza di minori abbandonati, e cioè adottabili.

Ai.Bi. aveva proposto che le Linee Guida contenessero nuovi criteri di valutazione e organizzazione dei programmi di accoglienza di minori stranieri e di valutazione degli enti che li promuovono e gestiscono, tutte le volte in cui tali programmi coinvolgessero minori in stato di adottabilità (secondo la legislazione del proprio paese di provenienza). In particolare, si chiedeva attenzione alla condizione di abbandono e quindi di maggiore vulnerabilità in cui si trovano tali minori.

La richiesta si rendeva necessaria con due obiettivi:

1) I soggiorni solidaristici per minori adottabili dovrebbero essere valutati e approvati secondo criteri specifici, anche per rispetto alle leggi speciali in materia di adozione dei minori stranieri. Puntando in particolare a regolamentare specifici programmi “a scopo adottivo” sulla scorta di quanto la Commissione per le adozioni internazionali sta già organizzando con gli enti autorizzati che hanno competenza (anche procedurale e legale) rispetto all’accoglienza dei bambini abbandonati. E questo per garantire che gli accompagnatori di minori adottabili avessero specifica preparazione sui temi dell’adozione e che le famiglie ospitanti fossero in possesso di alcuni requisiti (decreto di idoneità all’adozione, disponibilità ad accogliere minori grandicelli, avere partecipato a specifici programmi di formazione sui temi dell’accoglienza temporanea di minori fuori dalla famiglia). Anche gli enti, inoltre, dovrebbero essere in possesso di requisiti per garantire la competenza specifica richiesta oltre ad essere enti senza fini di lucro.

2) E’ inoltre necessario che ogni volta che i programmi di accoglienza coinvolgano minori con status di adottabilità, ne sia informata, se non addirittura coinvolta all’interno del procedimento di valutazione dei programmi stessi e delle associazioni proponenti, la Commissione per le Adozioni Internazionali. Ai.Bi. chiedeva infatti una collaborazione tra autorità competenti dei Paesi coinvolti, al pari di quanto avviene per l’espatrio dei minori per l’adozione internazionale.

 Il motivo di queste proposte?

Semplice: fare in modo che il legame affettivo di cui testimonia il Sottosegretario nella sua prefazione non costituisca un ulteriore trauma per quei minori, ma rappresenti il seme di un progetto volto ad una possibile accoglienza definitiva.

Sappiamo tutti che i bambini abbandonati hanno bisogno di una famiglia e non di semplici vacanze. Ma evidentemente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali questa realtà è sfuggita.