Sri Lanka, combattimenti nel nord: civili sotto attacco

(Colombo) Sarebbero 131 i civili uccisi, inclusi 32 bambini, le vittime degli ultimi giorni di bombardamenti dell’esercito nella cosiddetta ‘zona di sicurezza’; i lanci di artiglieria e dell’aviazione continuati per tutta la giornata di ieri avrebbero provocato anche 252 feriti. Lo riferiscono fonti mediche locali al sito internet vicino alla ribellione ‘TamilNet’.

Benché non ci siano fonti indipendenti che possano verificare i dati, da più parti giungono conferme dell’intensificarsi dei combattimenti in questa settimana nei 25-30 chilometri quadrati di territorio della zona costiera del distretto di Mullaitivu dove prosegue la resistenza dei ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte).

L’esercito, che nega di attaccare la zona di sicurezza dove confluiscono i civili in fuga, riferisce che solo nella giornata di ieri più di 2100 civili sono riusciti a fuggire dall’area dei combattimenti verso Puthukkudiyirippu, una cittadina sotto il controllo dei militari; complessivamente sarebbero 55.000 i civili tamil fuggiti dalla regione di Vanni dall’inizio dell’anno, con una media di un migliaio al giorno in questa settimana. Ieri il responsabile degli Affari umanitari delle Nazioni Unite, John Holmes, è tornato a chiede a esercito e ribelli una “tregua umanitaria” per assistere i civili feriti e aiutare a mettere in salvo le 150-190.000 persone che l’Onu stima siano ancora nella zona dei combattimenti, dove sarebbero decine le vittime al giorno. Le Nazioni Unite e diverse organizzazioni umanitarie e per i diritti umani hanno accusato i ribelli di usare i civili come scudi umani, di impedire la loro fuga e di lanciare attacchi di artiglieria dall’interno della ‘zona di sicurezza’; di contro i soldati, secondo le stesse organizzazioni, proseguono l’avanzata e rispondono al fuoco incuranti dell’incolumità dei civili. “Prendere di mira i civili – ha sottolineato in comunicato Sam Zafiri, direttore del programma Asia-Pacifico di Amnesty International – è un crimine di guerra. È assolutamente indispensabile sospendere i combattimenti, prima che migliaia di persone siano uccise. Le Nazioni Unite e la comunità dei donatori devono esercitare pressione su entrambe le parti per porre fine alla catastrofe umanitaria in atto”.

 

(fonte: Misna)