Stati Generali del Terzo Settore: ma il volontariato non ha più la sua casa!

volontariatoAlla vigilia dell’incontro nazionale delle principale sigle del Terzo Settore (CSV, Forum del Terzo Settore, Convol), Ai.Bi. apre una riflessione sull’identità e sul ruolo delle associazioni di volontariato.

Il Terzo Settore è diventato un universo che raggruppa realtà troppo differenti tra loro (Fondazioni bancarie, società cooperative, Organizzazioni non governative, associazioni di volontariato, etc), in cui i movimenti e le associazioni familiari stentano a riconoscersi.

Oggi ciò che conta per un’organizzazione del Terzo Settore non sono tanto i volontari, ovvero le persone che donano il loro tempo libero per partecipare alla missione dell’associazione, bensì i sostenitori, ossia coloro che sostengono economicamente le attività dell’associazione. In tal senso il Terzo Settore ha vissuto un passaggio dalla cultura del dono, propria del volontario, a quella del sostegno, propria del sostenitore.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la logica del sostegno ha indebolito la partecipazione propriamente politica, in quanto la responsabilità del sostenitore si esaurisce con un contributo economico che lo svincola così dal coinvolgimento nelle attività dell’associazione. La partecipazione viene così sostituita con la donazione. Tale dinamica esclude coloro che non hanno i mezzi e la disponibilità per sostenere le associazioni.

Altro elemento che ha cambiato la fisionomia del Non profit riguarda l’aziendalismo forzato delle organizzazioni. Il Terzo Settore tende a far svolgere gli interventi e le attività a professionisti e dipendenti che sono lontani dalla logica di servizio e gratuità che caratterizza il lavoro del volontario. Basti pensare agli investimenti pubblicitari di tante associazioni che preferiscono utilizzare strumenti di comunicazione e raccolta fondi propri delle imprese per far conoscere la propria missione e sollecitare i sostenitori a donare sempre di più, anziché utilizzare il lavoro dei volontari.

Che fare?

Occorre invertire questa cultura e iniziare un dibattito per riscoprire la cultura del dono. Si deve aprire una riflessione tra ciò che è carità e solidarietà: la carità non viene sollecitata, non si aspetta un ritorno, ma nel donare riceve. Si apre ad uno scambio, una relazione vera imperniata sulla gratuità della relazione. La solidarietà, viceversa, va sollecitata, aspetta un ritorno del suo dono, non apre relazioni. La solidarietà non è carità!

Il volontariato puro ha una propria identità pertanto occorre che venga finalmente istituito un Quarto Settore che lo disciplini, lo regolamenti e lo distingua dal Terzo Settore che produce invece beni e servizi ad alto valore sociale, ma pur sempre di mercato.