Stati Uniti, bambini estratti vivi dal grembo e uccisi: piangono e urlano di dolore

noabortover200La necessità di celebrare una Giornata per la Vita, domenica 1° febbraio, è sintomatico di quanto la Vita, appunto, abbia bisogno di essere difesa, fin dal suo concepimento. Le storie di aborto che arrivano da tutto il mondo sono drammatiche, in molti casi addirittura raccapriccianti e fanno capire quanto assurda sia questa pratica per Paesi che si reputano civili.

Solo negli Stati Uniti, sarebbero 18mila i bambini che muoiono durante gli aborti effettuati durante la ventesima settimana, il cosiddetto “ultimo termine”, il limite massimo concesso dalla legge americana. A quel punto, i nascituri sono ormai del tutto formati e in ottima salute. Eppure in troppi casi viene loro negato il diritto alla vita.

Il deputato Trent Franks, in una recente intervista a Lifenews.com, li ha descritti così: “Bambini innocenti e senza difese che sentono tutto il dolore fisico di quanto si sta loro facendo ma che in molti casi sopravvivono anche fuori dal grembo materno e che vengono uccisi senza neanche il minimo di anestesia.

Anche loro urlano e piangono come tutti i bambini regolarmente nati. Solo che la loro voce non si sente, perché le corde vocali sono coperte dal liquido amniotico, anziché dall’aria. Ma in alcuni casi, queste urla e questi pianti si riescono a sentire. Come è capitato a Sherry West, un’ex infermiera della clinica abortista Kermit Gosnell di Philadelphia che, durante un aborto, è rimasta sconvolta dalle urla di un bambino che veniva ucciso una volta uscito dal grembo di sua madre. Per riuscire a resistere, Sherry cercava di forzare se stessa, provando a convincersi di trovarsi davanti a una cavia e non a un essere umano.

Per numerosi casi come questo, di bambini uccisi dopo essere nati, ora la clinica è sotto processo. E Sherry è tra i testimoni, anche se fatica a descrivere le scene a cui ha assistito.

A causa di casi di questo tipo, il parlamento americano sta discutendo una proposta di legge che finalmente riduca il termine ultimo per abortire, anticipandolo rispetto alla ventesima settimana.

 

Fonte: Il Sussidiario