Stop nelle adozioni internazionali: l’Etiopia vuole che i bambini abbandonati restino nel Paese. Un centinaio le coppie italiane interessate dal blocco.

L’Etiopia dice stop alle adozioni internazionali in Etiopia dei minori: orfani e piccoli abbandonati devono essere presi in carico e curati all’interno del Paese.

La nuova legge del Parlamento di Addis Abeba chiude la possibilità ai piccoli ospiti degli istituti di essere abbracciati da una famiglia che li aspetta, in un altro Paese.

adozioni internazionali EtiopiaIl Parlamento di Addis Abeba ha votato una nuova legge secondo cui orfani e piccoli abbandonati devono essere presi in carico e curati all’interno del Paese, bloccando di fatto ogni ulteriore procedimento di adozione di bambini etiopi da parte di coppie straniere.

La decisione è stata presa in seguito a un dibattito nato da un caso di omicidio risalente al 2013 di una bambina etiope adottata da una coppia statunitense, poi condannata per omicidio colposo.
Sarebbero quasi un centinaio le coppie italiane interessate dal blocco. In un’intervista a vita.it la vicepresidente della CAI, Laura Laera, riferisce “Sull’Etiopia ci sono 85 depositi, che significa coppie instradate, di cui 21 hanno un abbinamento, questo secondo i dati in nostro possesso, ce ne può essere qualcuna in più che gli enti non ci hanno ancora comunicato. Dall’Etiopia non è arrivata ancora alcuna comunicazione ufficiale, sono già in corso contatti. Attendiamo di leggere il testo della legge, che non è ancora stata pubblicata”.

Ma la decisione di Addis Abeba è una sconfitta per tutti: per i bambini che ancora sono e resteranno negli istituti o comunque senza tutela condannati così ad uno stato di abbandono e a non vedersi riconosciuto il loro diritto a vivere in una famiglia contrariamente a quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui diritti dellinfanzia e dell’adolescenza (1989); per la comunità internazionale che non è riuscita a sostenere il Paese nello sforzo di garantire un sistema di trasparenza e legalità e contrastare i casi di abuso e per il Paese stesso che non ha saputo garantire un adeguato sistema di protezione dell’infanzia La chiusura delle adozioni rischia di tradursi nel tempo anche in un incremento del numero di minori ospiti negli istituti e di conseguenza un peggioramento delle condizioni.
In Africa ci sono milioni di minori abbandonati, parliamo di 8 milioni solo in Congo, eppure diversi Paesi africani, non solo l’Etiopia, hanno chiuso le adozioni internazionali a causa di episodi di corruzione e di traffici illeciti. Quando capita qualcosa che non va – e siamo sempre noi occidentali a fare qualcosa che non va – un’adozione mal fatta, una corruzione, questi Paesi invece di chiedere aiuti o di impostare una legge nuova, di creare Tribunali per i minorenni o servizi, chiudono le adozioni. Ecco che hanno chiuso il Congo, il Kenya, l’Etiopia, il Benin, la Costa d’Avorio. Di chi è la colpa? Nostra. Siamo noi occidentali che non siamo stati in grado di aiutare quei Paesi a dotarsi di una struttura efficiente. Da parte dell’Europa sulla chiusura dei Paesi, soprattutto in Africa, c’è un atteggiamento passivo: si parla tanto di ‘piano Marshall’ per l’Africa, ma il problema dell’abbandono minorile, uno dei principali, non viene percepito come ‘emergenza umanitaria’ perchè il minore di abbandono sopravvive” – commenta Marco Griffini.

Dinanzi a questa nuova chiusura all’adozione internazionale, l’auspicio è che la nuova Commissione per le Adozioni Internazionali, nel suo ruolo e responsabilità di interloquire con le autorità dei Paesi di provenienza dei minori stranieri affinché possano impegnarsi a  intraprendere un percorso di adeguamento del loro sistema di protezione dei minori contando sulla collaborazione ed il sostegno, anche economico dell’Italia e dell’Europa in termini di cooperazione internazionale che consenta il rafforzamento del sistema di protezione dell’infanzia del Paese, condizione indispensabile per garantire risposte adeguate a tutti i minori in situazione di disagio, anche a quelli abbandonati