#SummerInSyria: come prendersi gioco del mondo e fingere che la guerra non esista

siria bambina macerieL’estate, per noi, è tempo di viaggi, vacanze, relax. Si stacca la spina, si punta un dito sul mappamondo e si parte con lo zaino in spalla per nuove mete esotiche. O più semplicemente – in tempo di crisi – si prepara la valigia, si salta in macchina e ci si dirige verso i tradizionali luoghi di villeggiatura che ci sono tanto cari.

Per i siriani, invece, l’estate è tutta un’altra cosa; dirlo sembrerebbe scontato, banale, potrebbe persino suonare un filo antipatico e stucchevole. “Ecco che comincia il sermone noioso e moralista sul fatto che i siriani stanno peggio di noi, che non possono andare in vacanza e bla bla bla”, potrebbe pensare chi legge queste righe. Giusto.

Peccato che ci sia, in Siria, chi sembra fingere davvero che la guerra non esista e che l’estate 2015 possa essere un’estate come un’altra, fatta di cocktail sorseggiati in riva al mare, serate in discoteca, concerti all’aperto. Né più né meno di un agosto trascorso in Riviera. Mi riferisco all’incredibile, quanto grottesca campagna social lanciata qualche settimana fa da SANA, l’agenzia araba siriana di stampa legata al governo, che con scarso senso del ridicolo ha twittato:

Ora che l’estate è arrivata, mandateci le foto della vostra estate siriana usando l’hashtag #SummerInSyria

Come prevedibile, l’iniziativa si è rivelata disastrosa, scatenando un colossale effetto boomerang e il dilagare di reazioni sarcastiche sulla rete.

“Ancora qualche barile bomba e tutto questo diventerà sabbia”, ha twittato un utente, postando la foto di una bambina in mezzo alle macerie. E a seguire mille altri “cinguettii”, che sfruttando l’hashtag #SummerInSyria, invece di mostrare foto di party a bordo piscina o di spiagge assolate, hanno condiviso immagini di guerra, invitando i turisti a visitare i “siti storici nazionali” (leggi: le città rase al suolo dai bombardamenti) o a godersi “i fuochi d’artificio di benvenuto” (leggi: i barili esplosivi lanciati sui civili). Per non parlare dell’“accoglienza riservata ai bambini”, ritratti mentre vengono recuperati sanguinanti e impolverati da sotto le macerie o mentre nuotano nelle “piscine”, che altro non sono se non crateri formati dalle esplosioni.

Basta digitare #SummerInSyria su Twitter e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Certo, l’ironia è un’arma potente, eppure in questo caso non si sa davvero se ridere o piangere.

Che i siriani si preparino ad affrontare l’ennesima estate di sofferenza e sangue non sarà dunque un mistero, per noi che ci apprestiamo a vivere questa calda stagione all’ombra confortevole delle nostre sicurezze. Ma il fatto che ci si prenda gioco della nostra intelligenza, inducendoci a credere che il Male del mondo possa essere mandato giù con un sorso di Mojito, dovrebbe provocarci un moto di vero, genuino, umano sdegno.

Sotto l’ombrellone, quest’anno, regaliamoci un po’ di senso della realtà. In piccole dosi, senza strafare. Così, tra una parola crociata e l’altra. E domandiamoci cosa possiamo fare – noi – per mettere a fuoco quel che accade in Siria e riportare un po’ di ordine nelle cose.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.