Tensioni in Nepal, scioperi rischiano di bloccare processo di pace

In Nepal la crisi politica sta minacciando, in queste ore, il processo di pace in corso nel Paese. La capitale Kathmandu è bloccata a causa di uno sciopero generale indetto dai maoisti per protestare contro l’omicidio di uno dei dirigenti locali del partito, scomparso una settimana fa e ritrovato morto ieri. Ne dà notizia la principale testata quotidiana nepalese “Nepal News”.

Una situazione di caos e incertezza che si ripropone a soli tre anni dalla fine della guerra civile. Scuole, uffici e negozi sono chiusi e i trasporti pubblici e privati sono bloccati nel timore che gli attivisti maoisti possano imporre con la violenza il bandh (sciopero).

I disordini hanno subìto un’escalation negli ultimi mesi dopo le dimissioni del Primo ministro, Pushpa Kamal Dahal, ex comandante della guerriglia e dopo la decisione del Presidente, Ram Barav Yadav, di bloccare il licenziamento del capo dell’esercito, il generale Rukmangat Katuwal, deciso da Dahal. Le tensioni tra il Presidente e il Primo ministro hanno provocato la caduta del primo Governo repubblicano del Nepal lo scorso maggio, nato un anno fa dalle polveri della monarchia.

Nei giorni scorsi l’ufficio di Kathmandu dell’Alto commissario ONU per i diritti umani ha lanciato l’allarme sull’inasprimento delle violenze e del clima di terrore, che rischierebbero di vanificare il processo di pace ancora in corso.
Oggi i cooperanti di Ai.Bi. a Kathmandu ci fanno sapere che l’attuale crisi colpisce e rallenta le attività di cooperazione internazionale, i progetti umanitari delle Organizzazioni non governative e delle Agenzie ONU in molte città nepalesi.

Le Ong nepalesi e straniere che collaborano con le autorità locali (Village Development Committees e i District Development Committees) non possono, infatti, prendere nessuna decisione rispetto all’implementazione di progetti umanitari senza il consenso del Governo centrale. Risulta difficile anche seguire i progetti sul campo a causa dei disordini.
Tutto è bloccato.
Sul fronte delle adozioni internazionali, inoltre, i due Comitati governativi che regolano l’iter adottivo hanno stabilito di non riunirsi fino alla risoluzione della crisi di Governo. Una crisi che sembra destinata a non risolversi in tempi brevi: i Partiti non hanno raggiunto ancora alcun accordo sulla nomina dei Ministri e dei sottosegretari. Preoccupante è l’assenza di figure istituzionali dedicate alla tutela dell’infanzia.
Una battuta d’arresto dopo la firma del 28 aprile 2009, della Convenzione dell’Aja, principale strumento del diritto internazionale per la tutela dei diritti dei minori adottabili e delle aspiranti famiglie adottive. Il Governo Nepalese avrebbe dovuto, per l’applicazione della stessa, ratificarla attraverso la votazione del Parlamento. Iter destinato ad essere procrastinato.