Torino. Colella (ARAI). “La ricerca delle origini ai tempi di internet: un percorso in cui i ragazzi devono essere guidati”

colella1La ricerca delle origini, ambito tra i più delicati e dibattuti sia nelle sedi parlamentari che istituzionali tra addetti al settore (enti che si occupano di adozioni, psicologi e formatori),  nel 2015, nell’era di internet, è a tutti gli effetti una realtà che si muove ad un ritmo accelerato: è il caso di dire, di un click. I social network, forum, chat e blog, infatti, sono diventati strumenti tra i più accessibili e alla portata di tutti, senza distinzione di età e di situazione personale, rischiando così di essere usati anche impropriamente.

L’avvento delle nuove tecnologie e dei moderni sistemi di comunicazione informatica sta avendo profonde implicazioni sull’istituto e sul processo adottivi, con grandi ripercussioni su tutti i suoi attori. E se da una parte le Convenzioni Internazionali sanciscono il diritto del minore di conoscere le sue origini, suggerendo una politica sistematica e coerente per regolamentare l’accesso a tali informazioni, dall’altra parte le normative e le pratiche restano tutt’oggi molto variegate, sia all’interno del contesto italiano che in quello europeo.

Tematiche molto delicate che saranno oggetto di confronto interdisciplinare con esperti del settore di respiro europeo, nel corso del convegno  nazionale “Connessioni: leg@mi adottivi ai tempi di internet” organizzato da ARAI, e che si svolgerà a Torino il 16 e 17 aprile 2015.

“L’avvento di internet rende possibile questa ricerca – dice Annamaria Colella, presidente di Arai – ad età molto più precoci ed in tempi molto più rapidi: più l’adottato è giovane, più è facile che l’atteggiamento di ricerca sia impetuoso e non serbi la dovuta distanza. Inoltre, anche per i membri della famiglia biologica è più facile ristabilire dei contatti”.

Emerge dunque un quadro generale in cui questi processi possono avvenire e avvengono senza la supervisione ed il sostegno di professionisti dell’adozione (Howard, 2012).

“Studi internazionali stimano che circa il 50% degli adottati adulti ricerchi le proprie origini – precisa Colella – e che la metà di questi cerchi di entrare in contatto con i genitori biologici. In Italia, come emerge da una ricerca dell’Istituto degli Innocenti pubblicata nel 2013, è molto difficile stabilire a quanto ammonti esattamente la percentuale di coloro che hanno presentato istanza di accesso al fascicolo”. Le domande registrate in Italia sembrerebbero, comunque, inferiori a quelle calcolate nei Paesi stranieri, forse perché questo dipende dalla non diffusa conoscenza di questa opportunità (Pregliasco, 2013, pag. 213, Carocci editore).

“La diffusione di internet e dei social network fa sì che – con tinua – molte di queste ricerche vengano condotte in autonomia e che non possano essere pertanto tracciate. I dati americani ed inglesi mostrano un netto aumento della ricerca delle origini attraverso questi canali”.

Per Colella “i servizi sociali e gli enti autorizzati devono accompagnare e orientare i ragazzi adottati e le famiglie in questa ricerca perché si tratta di un percorso molto delicato. E’ un’esigenza che si palesa per lo più negli adolescenti che per questo devono essere preparati opportunamente e guidati nell’uso corretto di internet

Il convegno è rivolto a tutti operatori che accompagnano le famiglie nel delicato percorso dell’adozione, “e costituisce un momento di importante scambio formativo multidisciplinare – continua Colella – non soltanto per giuristi, psicologi e assistenti sociali, ma anche per le famiglie adottive e tutti gli ‘addetti ai lavori’, che potranno beneficiare direttamente e indirettamente della ricchezza derivante dal confronto”.

Il convegno si suddividerà in due giornate.  La prima giornata sarà incentrata “sulla ricerca delle origini e saranno illustrati la normativa italiana in materia – precisa la presidente di ARAI – le motivazioni che spingono un adottato a ricercare informazioni sulla propria famiglia di nascita, il significato che questa ricerca assume per la costruzione dell’identità personale, e su quali sfide pongono le reti digitali”. Nel pomeriggio si lascerà spazio alle prassi dei vari attori coinvolti: i tribunali per i minorenni, gli operatori territoriali dell’adozione, gli enti autorizzati all’adozione internazionale. Verrà inoltre presentata una panoramica di ciò che accade nei paesi stranieri.

La seconda giornata si incentrerà invece sull’effetto dei social media e sulle prospettive future: “le sfide poste da internet – conclude Colella – al ruolo genitoriale e quali possibili precauzioni e tutele attivare”. Sono previste anche tavole rotonde tra operatori, associazioni, esponenti politici, enti autorizzati e regioni; eventi collaterali come il workshop (18 aprile) rivolto ai genitori adottivi, la proiezione di un film e un reading di un romanzo.