Toscana: associazioni gay nelle scuole, le famiglie dicono no

SCUOLAÈ polemica in Toscana sul progetto “Omofobia, transfobia e bullismo” avviato a gennaio nella provincia di Siena e destinato a essere diffuso in tutte le scuole del territorio regionale. Molte famiglie, appoggiate dal collettivo di associazioni La Manif pour tous Italia, stanno facendo sentire la propria voce contraria all’iniziativa.

Il progetto, coordinato dall’Avvocatura per i diritti Lgbt-Rete Lenford e realizzato dal Movimento pansessuale comitato territoriale arcigay, al momento coinvolge 20 classi dell’istituto “Bandini” di Siena, della scuola superiore di Chiusi e delle scuole medie di Chianciano Terme e di Foiano della Chiana.  È realizzato in attuazione della Strategia nazionale di contrasto all’omofobia, predisposta dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e, dopo una fase sperimentale, dovrebbe essere allargato a tutti gli istituti della Toscana.

A dare voce alle preoccupazioni delle famiglie dei ragazzi coinvolti è La Manif pour tous. “Pur confermando che la scuola deve educare al rispetto di ogni persona combattendo tutte le forme di violenza – si legge in suo comunicato  – riteniamo però che tale progetto, che formalmente ha come obiettivo il contrasto al bullismo omofobico e transfobico, sia in realtà lo strumento con cui si vogliono educare le giovani coscienze dei nostri bambini e dei nostri ragazzi alla ideologia gender. Pertanto La Manif pour tous chiede alla Regione Toscana di sospendere immediatamente e quindi ritirare l’iniziativa e invita i genitori a chiedere l’esenzione dei propri figli dal frequentare le ore del progetto.

Inoltre La Manif pour tous denuncia come non siano state coinvolte le associazioni dei genitori, ufficialmente accreditate per interloquire su tali progetti con il Ministero e con l’Ufficio scolastico regionale. A quest’ultimo, finanziatore dell’iniziativa, il collettivo chiede  sulla base di quali criteri razionali e educativi si è scelto di affidare tali progetti in via esclusiva ad associazioni come l’Arcigay o a movimenti omosessuali”.

 

Fonte: Avvenire (18 febbraio 2014, p.9)