Ucraina: dopo la guerriglia di Kiev, riapre a fatica il Dipartimento per le adozioni

UCRAINAResta complessa la situazione in Ucraina dopo la guerriglia urbana che ha devastato il centro della capitale Kiev provocando la morte più di 100 persone. Alla drammatica situazione politica e sociale, si sono aggiunte negli ultimi giorni anche notevoli complicazioni sul fronte delle adozioni.

Il Dap, Dipartimento per le adozioni in Ucraina, è rimasto chiuso nelle giornate di mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio, perché ubicato nel centro cittadino di Kiev e quindi ritenuto pericoloso da raggiungere. Nella mattinata di venerdì 21 ha riavviato le attività, anche se non a pieno regime. Solo una parte dei funzionari è effettivamente operativo, ma, da quanto essi stessi hanno riferito, alcune coppie vengono regolarmente ricevute.

Nel frattempo il rappresentante autorizzato per i diritti dei bambini, il commissario per i diritti dell’infanzia Yuriy Pavlenko ha presentato una lettera di dimissioni al presidente della Repubblica Viktor Yanukovich. La decisione di Pavlenko è maturata in seguito all’impossibilità accertata di operare in queste condizioni di estrema instabilità, ma al momento le sue dimissioni non sono state ancora vagliate.

Sul fronte politico, è stato firmato l’accordo tra il governo Yanukovich e le forze di opposizione che prevede il ritorno alla Costituzione del 2004, con conseguente limitazione dei poteri presidenziali, e l’avvio di un processo che porti alla formazione di un governo di unità nazionale in vista di nuove elezioni. La decisione è maturata dopo una notte di incontri tra lo stesso presidente ucraino, i rappresentanti delle opposizioni filo-europeiste e gli inviati dell’Unione Europea.  Queste ultime hanno condotto i negoziati pressando per la firma di un accordo temporaneo che preveda sanzioni per i responsabili delle violazioni ai diritti umani e delle violenze e un’accentuazione degli aiuti umanitari e dell’assistenza medica.

Gli scontri per le strade però non sono ancora cessati. Migliaia di persone continuano a radunarsi nelle piazze centrali della capitale, mentre il Ministero dell’Interno ha accusato i manifestanti di aver sparato contro le forze di polizia nel tentativo di raggiungere il Parlamento.

Le violenze dei primi giorni della settimana costano care al presidente Yanukovich anche in termini di appoggio politico. Il sindaco di Kiev Anatoliy Golubchenko ha deciso di lasciare il partito a causa del “bagno di sangue” avvenuto nelle piazze della sua città. Il vice capo di Stato maggiore Yuri Dumansky si è invece dimesso in “disaccordo con la decisione di trascinare l’esercito in un conflitto interno”.

 

Fonte: la Repubblica