UE, norme più severe per gli enti autorizzati: ecco cosa ne pensano i presidenti degli enti italiani

Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, pubblicando un documento sull’adozione dei minori dal punto di vista dei diritti umani ha ribadito l’importanza di aver maggiori garanzie nelle procedure ed una particolare attenzione per le adozioni nel periodo immediatamente successivo a gravi emergenze. Hammerberg ha inoltre chiesto “norme più severe” per l’accreditamento delle agenzie di adozione

A tal proposito abbiamo chiesto il parere dei Presidenti di alcuni dei principali enti italiani autorizzati per le adozioni.

Anna Torre, presidente di ARIETE, secondo ente in Italia per numero di adozioni nel 2010, sostiene che “più che norme severe, si devono alzare i requisiti di ingresso. Le norme servono a sanzionare, mentre noi dobbiamo innalzare i requisiti per l’accreditamento degli enti”.

Luciano Vanti presidente dell’associazione NADIA alla domanda “Servono norme più severe per l’accreditamento delle agenzie di adozione?” risponde: “Assolutamente sì. In linea teorica la delibera CAI del 2008 andava in questa direzione, forse i risultati non sono stati come ci si aspettava. Se i presupposti di partenza sono di livello alto è più facile ottenere dei buoni risultati, inoltre, un numero minore di enti sarebbero più facili da governare. Questo favorirebbe una certa “cordialità professionale” ed un migliore rapporto con la Commissione”.

Secondo Enrico Ambra, direttore generale del CIFA “di certo maggiori controlli e norme più severe in materia di adozioni internazionali sono sempre auspicabili. Va comunque sottolineata la severità che la Commissione adozioni internazionali in Italia applica in materia e soprattutto come l’Italia sia uno di quei paesi che non ha mai rincorso le facili situazioni legate alle emergenze. Un esempio recente ne è Haiti e l’atteggiamento di coerenza tenuto dal nostro paese.”

Secondo Silvia La Scala, presidente dell’associazione AIRONE Onlus “I controlli vanno fatti. Troppa libertà fa male. Credo comunque che in Italia non ci siano grosse possibilità di aprire nuovi enti. Siamo già un numero sufficiente”.

La nuova presidente del CIAI, Paola Crestani, ha detto “sicuramente vanno applicate con rigore le norme già esistenti in merito all’accreditamento degli enti. Serve anche un controllo più severo soprattutto per quel che riguarda la trasparenza nelle procedure. Maggiore attenzione anche alle situazioni di emergenza in cui le agenzie sono coinvolte”.

Il direttore dell’ARAI (Agenzia Regionale adozioni internazionali del Piemonte) Anna Maria Colella, sostiene che  “la Commissione per le Adozioni Internazionali ha già gli strumenti per intervenire in quanto il decreto 108 del 2007 per le modalità dell’accertamento dei requisiti degli enti ha questa funzione. La CAI ha anche già avviato questa vigilanza, ma va incrementata e sviluppata per garantire sempre una maggiore trasparenza. E’ anche necessario valutare la professionalità e le competenze di chi opera all’interno degli enti per poter garantire percorsi di qualità alle famiglie”.