Unioni civili in Italia. Riconosciuti diritti a 14mila adulti…. ma 35mila bambini ripiombano nel limbo

griffini-convegnoIl premier Matteo Renzi l’ha definito “un evento storico”. Ma per chi? L’approvazione, da parte del Senato, del maxiemendamento al disegno di legge sulle unioni civili riconoscerà i diritti di 14mila omosessuali conviventi. Ma farà ricadere l’oblio sulla sorte di 35mila bambini che in Italia vivono fuori dalla loro famiglia. Ancora una volta, quindi, il mondo della politica dimostra di dare priorità solo ai diritti degli adulti, ignorando e frustrando quelli dei minori.

L’emendamento che ha stralciato la stepchild adoption dal ddl Cirinnà non cambia più di tanto, nella sostanza, la situazione dei diritti delle coppie omosessuali rispetto a quelli previsti dal testo originale della proposta di legge. Il provvedimento frutto dell’accordo faticosamente raggiunto nella maggioranza di governo va nell’interesse solo di poche coppie di omosessuali conviventi: non più di 7.500. A tutte loro saranno garantiti diritti come la reversibilità della pensione, l’obbligo al mantenimento, l’assistenza morale e materiale, la possibilità di assumere il cognome di uno dei due partner. È questo il risultato “storico” a cui ha fatto riferimento Renzi. Un risultato raggiunto anche grazie alla grande mobilitazione mediatica a favore delle unioni civili: da mesi, a ritmo quotidiano, i giornali, le diverse forze politiche, finanche la televisione di Stato hanno fatto sentire la propria voce per incoraggiare l’approvazione del ddl Cirinnà. Un fronte compatto e forte come non mai, tutto schierato per sostenere i diritti degli adulti.

Bene, ma quei 35mila minori che in Italia vivono fuori dalle loro famiglie di origine? Sono destinati a piombare nuovamente nel silenzio più assoluto. Insieme ai loro diritti. A loro, a ben guardare, non è garantito neppure il diritto all’identità: basti pensare che non si sa, con precisione, neanche quanti siano davvero. I diritti dei minori, in questi mesi di dibattito sulle unioni civili, erano saliti fugacemente alla ribalta in un solo caso, tra l’altro in modo strumentale per affermare, ancora una volta, l’interesse delle coppie omosessuali, quindi degli adulti.  I riflettori sui diritti dei bambini si erano accesi solo a proposito della stepchild adoption, ovvero di quei 529 minori che vivono stabilmente con un genitore biologico e il suo partner omosessuale. Anche per loro, da oggi, non ci saranno più problemi. Anzi, in realtà non ce ne sono mai stati. Il Tribunale per i Minorenni potrà tranquillamente autorizzarne l’adozione da parte del partner del proprio genitore biologico. Non sarebbe nulla di nuovo. Dal giugno 2014, per esempio, l’allora presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, Melita Cavallo, ha firmato ben 15 sentenze di adozione da parte di coppie omosessuali. La legge già prevede l’adozione – ha spiegato la stessa Cavallo -, in base all’articolo 44 della legge del 1983, che è una sorta di norma di salvaguardia che il legislatore ha voluto prevedere per tutelare i casi speciali”.

Chi resterà davvero abbandonato ancora una volta sarà ognuno di quei 35mila minori fuori famiglia. Di loro non parleranno mai i giornali, i processi, i movimenti di opinione. Nessuno di loro avrà il diritto di nominare un avvocato, restando gli unici cittadini privati del diritto alla difesa. La legge per garantire a ogni minore allontanato dalla sua famiglia la nomina di un avvocato che si faccia carico di assicurargli un futuro esiste, ma non ha ricevuto nemmeno un euro di dotazione finanziaria.

E così – triste conclusione della vicenda – 35mila bambini finiranno per farsi carico delle colpe degli adulti, saranno sballottati da una parte all’altra, in balìa degli umori dei giudici, come dimostra il caso della bambina toscana che, adottata da 3 anni, è stata tolta ai suoi genitori adottivi e affidata allo zio.

Insomma, ancora una volta, gli adulti vincono sui bambini. E la storia si ripete !