Uruguay: sempre più difficile adottare

bambini di spalleL’Uruguay ha approvato una nuova legge (n.18.590) per migliorare il sistema di cura dei minori allontanati dalla loro famiglia e di quelli abbandonati.

La legge ha definito nel dettaglio le misure da promuovere per tutelare questi bambini, dando priorità al loro reinserimento nella famiglia di origine, o laddove non sia possibile, garantendo l’accoglienza di genitori adottivi. Tuttavia l’adozione internazionale, seppur sia definita sussidiaria a quella nazionale, viene fortemente sacrificata in quanto si stabilisce che gli aspiranti genitori adottivi debbano risiedere per sei mesi in Uruguay per poter conoscere il bambino nel suo ambiente.

La norma introduce inoltre un provvedimento che non ha precedenti nel diritto di famiglia uruguayano: i minori che vengono accolti con l’adozione nazionale hanno la possibilità di mantenere un legame con la famiglia di origine che è obbligata a rispettare questa clausola permettendo al figlio di incontrare regolarmente i genitori. Si apre anche la possibilità per le coppie omosessuali uruguayane di adottare un bambino.

Con i limiti imposti dalla legge rispetto alla permanenza nel Paese, si riduce di fatto la possibilità per le coppie straniere di adottare un bambino del Paese latinoamericano. Quanti sono, infatti, i genitori che hanno le risorse per rimanere lontani dal posto di lavoro per un periodo che può anche superare i sei mesi? E l’Uruguay non è nemmeno lo Stato che prevede il tempo di permanenza più lungo per le aspiranti coppie adottive. Basti pensare al Kenya, che richiede in media un periodo di dieci mesi.

Se i Paesi di origine dei minori continueranno su questa linea, la strada dell’adozione internazionale via via svanirà, così come le possibilità di molti minori di trovare una famiglia.

A fronte di tale prospettiva come hanno intenzione di reagire istituzioni come Unicef o la Conferenza di Diritto privato de l’Aja?

L’amara constatazione dei fatti è che queste leggi sono il frutto di governi e istituzioni che gettano discredito sull’adozione internazionale, senza considerarlo un importante strumento in grado di garantire una famiglia a milioni di bambini abbandonati.