USA/Etiopia: servono nuovi criteri per adozioni più trasparenti

Il dipartimento di stato americano, l’autorità centrale per le Adozioni Internazionali, ha organizzato a Washington, in data 24 gennaio, una conferenza nella quale si è affrontato il tema delle adozioni internazionali dall’Etiopia.

Alla conferenza erano presenti un rappresentante di UNICEF, delegati delle maggiori organizzazioni legate all’adozione internazionale (Holt International, Joint Council for intercountry adoption) oltre a diversi rappresentanti del dipartimento di stato, da poco rientrati da una missione in Etiopia.

L’anno scorso gli Stati Uniti hanno adottato più di 11.000 bambini, di questi 2.500 provenienti dall’Etiopia. Ma oggi sono sempre più i campanelli d’allarme che arrivano da diverse fonti e parlano di illegalità nelle adozioni internazionali dal paese africano.

Secondo i dati riportati dal Dipartimento di Stato americano l’80% delle adozioni in Etiopia avvengono con bambini i cui genitori rinunciano ai diritti sul minore, inoltre più dell’80% dei bambini adottati arrivano da due sole regioni. Quasi la metà dei bambini hanno meno di due anni, il 25% da 2 a 5 anni e il 35% ha più di 5 anni.

Spesso questi bambini hanno fratelli più grandi che non trovano una famiglia adottiva e rimangono con la loro famiglia di origine.

Le preoccupazioni emergono dal fatto che non vi e’ un meccanismo centrale che realmente lavori per coordinare e monitorare le adozioni internazionali. La situazione nel Paese e’ piuttosto complicata: le agenzie per le adozioni americane e gli orfanotrofi etiopi decidono con chi vogliono lavorare, le loro relazioni lavorative non sono regolate ne controllate.

Il Dipartimento di Stato Americano ha mostrato delle preoccupazioni dovute al fatto che in molti casi i minori dati in adozione non corrispondono alla definizione di ‘orfano’ che lo Stato Americano formalmente accetta. Inoltre, vi e’ la preoccupazione che vi siano state adozioni di minori etiopi negli USA che sono state condotte illegalmente.

Infatti, e’ stato riscontrato che non vi e’ alcuna analisi sulla storia dei bambini e della loro famiglia, i bambini non vengono mai interrogati, anche quando trovati per strada in stato di abbandono. Mentre alcune agenzie per adozioni portano avanti la ricerca sulla storia del minore per conto loro, altre non lo fanno e non sono obbligate dalla legge Etiope. Inoltre vi e’ un solo giudice Etiope che giudica tutte le adozioni dal paese.

L’Etiopia dovrebbe implementare la Convenzione dell’Aja del 1993 sull’Adozione Internazionale immediatamente. Gli Stati Uniti stanno lavorando con Etiopia, Italia, Francia, Spagna e UNICEF sul paese per creare migliori standard di lavoro comuni per le Adozioni Internazionali.

Il Dipartimento di Stato USA (DOS) teme che le informazioni che arrivano sui minori dall’Etiopia non sono completamente veritiere e sufficienti. Gli Americani hanno quindi creato un database con 3.700 casi di minori che le famiglie americane vorrebbero adottare, contenente tutti i dati disponibili sul minore come il giudice che ha seguito il caso, chi ha trovato il minore, la sua storia, etc.

E’ stato inoltre evidenziato che gli assistenti sociali locali mancano di competenze specifiche, in particolare per quanto riguarda l’adozione. E’ importante quindi lavorare con loro ed approfondire la loro formazione perche’ possano occuparsi con successo con le famiglie e i minori della comunita’.

Il Dipartimento di Stato Americano si è reso disponibile a studiare la situazione per capire come migliorare il programma. L’obiettivo è quello di aiutare il governo Etiope nell’implementazione di procedure più trasparenti e complete.

Durante l’incontro il rappresentante UNICEF ha ribadito l’importanza di puntare sull’adozione internazionale che può e deve essere una soluzione per i minori fuori famiglia. E’ necessario puntare anche sul rafforzamento della famiglia, la reintegrazione familiare e l’assistenza. “Non vogliamo finire in una situazione come quella del Guatemala dove molti minori si sono ritrovati in un limbo tra la famiglia biologica e quella adottiva americana.”