Utero in affitto in Ucraina. 11 bimbi della Biotexcom “ritirati” da coppie spagnole e argentine. E l’Italia tace

La compagnia per l’evento allestisce anche una conferenza stampa. 15mila dollari corrisposti alle madri surrogate

Mentre da più parti si invoca l’adozione dei bimbi della Biotexcom, concepiti con utero in affitto in Ucraina e “alloggiati” all’interno dell’hotel “Venezia” di Kiev a causa del rigido blocco agli arrivi dall’estero per il Coronavirus, che hanno impedito ai loro genitori-commitenti di venirli a “ritirare”, una posizione sostenuta anche dalla FAFACE, la Federazione Europea delle Associazioni Famigliari Cattoliche, con una dura presa di posizione da parte del presidente Vincenzo Bassi (“Questi bambini sono stati spostati lì, come oggetti al mercato, in attesa che i loro acquirenti venissero a prenderli – ha dichiarato, sottolineando – non esiste il diritto di generare o avere un figlio, ma solo la responsabilità di prendersi cura della sua vita per il bene comune. La comunità dovrebbe aiutare i genitori a non sentirsi soli, premiandoli quando assumono questa responsabilità di genitori”), il Governo italiano sembra tacere.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, era stato stimolato ormai quasi due settimane fa a intervenire da un appello firmato dal parlamentare Gaetano Quagliariello, dalla giornalista Eugenia Roccella e dall‘ex ministro e presidente della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, Carlo Giovanardi. I tre avevano chiesto che il Governo si impegnasse a perseguire i committenti italiani (l’utero in affitto è una pratica illegale nel nostro Paese in virtù della legge 40 del 2004, che sanziona “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza, pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”). Anche il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, era stato sollecitato per far sì che i bambini venissero dati in adozione internazionale. Eppure entrambi, a quanto sostiene il quotidiano La Verità, non hanno al momento risposto, con disappunto di Giovanardi. Anche la già citata FAFCE aveva voluto “ribadire la (…) chiamata a tutte le autorità competenti per avviare il processo per l’adozione internazionale dei bambini bloccati a Kiev”. 

Utero in affitto in Ucraina: via alla “consegna” dei primi 11 bambini a coppie spagnole e argentine

Nel frattempo la Biotexcom nella giornata di ieri, mercoledì 10 giugno, ha dato il via alla consegna dei bimbi, 11 in totale, alle coppie “acquirenti” provenienti da Argentina e Spagna. Lo ha fatto addirittura organizzando una conferenza stampa per pubblicizzare l’evento. Una conferenza da cui è emerso che sarebbero 79 ormai i bambini nati e non ritirati causa Covid, più altri tre in procinto di vedere la luce. 15mila dollari è la cifra corrisposta dalla compagnia alle madri surrogate, a fronte dei 50mila dollari mediamente corrisposti dalle coppie che hanno “ordinato” i pargoli alle compagnie che realizzano questi servizi. “Lo facciamo per il risultato – ha dichiarato Albert Tochylovsky, direttore della Biotexcom, in un’intervista – lavoriamo per il risultato”. Fatti che rendono palese come, ormai, quella della maternità surrogata non sia altro che una compravendita, puro business sulla pelle di madri spesso troppo povere per rifiutare una simile cifra, importante per un Paese come l’Ucraina, se si considera che lo stipendio mensile medio ammonta a circa 400 euro.

Ma, anche, sulla pelle di quei milioni di bambini abbandonati per i quali, nel mondo, le coppie senza figli potrebbero essere una risorsa utile a sanare la più drammatica delle ingiustizie: quella che priva un bimbo di una mamma e un papà.