Utero in affitto. Sentenza shock dei giudici di Milano: “Due genitori se vogliono un figlio possono fare quello che vogliono”

tribunale milanoAffittare un utero in Italia è reato. Ma i giudici del Tribunale di Milano hanno appena “sdoganato” questa pratica, semplicemente perché è legale in un altro Paese.

La quinta sezione penale del Tribunale di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale ha assolto il 24 marzo una coppia imputata di «alterazione di stato» dopo aver trascritto l’atto di nascita di due gemelli nati in Ucraina grazie a un contratto di maternità surrogata a pagamento. Nel Paese dell’Est Europa la pratica è legale, ma in Italia la legge 40 e la Corte Costituzionale la vietano esplicitamente.

Il collegio presieduto da Annamaria Gatto scrive che alcuni «concetti» sarebbero ormai «patrimonio acquisito del nostro ordinamento ed escludono che la genitorialità sia solo quella di derivazione biologica» indicando che «la tutela del diritto allo status e all’identità personale del figlio può comportare il riconoscimento di rapporti diversi da quelli genetici».

Che «la genitorialità non sia solo quella di derivazione biologica» è un’affermazione più che condivisibile, peccato che  i giudici la colleghino all’umiliante compravendita di maternità, in forza del fatto che alcuni «concetti» sarebbero ormai «patrimonio acquisito del nostro ordinamento».

E a sostegno della loro motivazione vanno a ‘pescare’ la sentenza con la quale la Consulta ha liberalizzato la fecondazione eterologa. Peccato però che- come scrive Marcello Palmieri su Avvenire- scelgano di ignorare il punto in cui “la sentenza chiarisce che la surrogazione di maternità è e resta vietata”. I giudici di Milano citano la sentenza della Consulta nella parte in cui si parla della “scelta di diventare genitori” costituirebbe  «un’espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminazione».

Nello specifico, siccome in Ucraina l’atto di nascita dei due bimbi indica i due coniugi committenti come genitori, ecco che in Italia i due non possono essere accusati di alterazione di stato ( cioè il reato che identifica il tentativo di far passare per proprio un figlio nato da una madre diversa da quella che vuole essere considerata tale). Senza dimenticare che nell’ordinamento italiano ogni nuovo nato è figlio di chi lo partorisce, non di chi lo registra. Ma pace. Per i giudici di Milano “il principio della responsabilità procreativa” stabilisce che la registrazione dei bambini nell’anagrafe italiana come figli della coppia committente e acquirente è un atto dovuto, perché in linea con la “lex loci”, la legge del posto.

Intervistato da Avvenire, Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, definisce la sentenza un esempio di  “giurisprudenza creativa”, cioè di quelle sentenze che non applicano, bensì inventano norme.

Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, commenta: “La sentenza è indicativa del livello cui è giunto il tentativo di scardinamento del nostro modello antropologico. Il tema è ormai quello della separazione tra la procreazione e gli elementi biologici di un uomo e di una donna legati quanto meno da relazione affettiva. Così come a questa separazione fa da complemento la sostituzione del padre e della madre con genitore1 e genitore 2. La nuova frontiera della battaglia politica riguarda l’alternativa tra la dimensione umana e quella post-umana e in essa la difesa dell’uomo diventa una ragione più che sufficiente per giustificare un movimento politico”.