Venezia. Mostra del cinema: se il mercimonio dell’utero in affitto viene annichilito dall’amore di un padre adottivo

Il film “Sole” di Carlo Sironi sorprende la critica. “In Italia la maternità surrogata è vietata dalla legge, ci sono molti espedienti illegali”

Da una parte il mercato delle vite e l’utero in affitto. Dall’altra la splendida storia d’amore di un padre adottivo per la propria figlia. Un contrasto, quello di “Sole”, pellicola in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, raccontato con delicatezza dal regista Carlo Sironi, figlio d’arte (il padre è il cineasta Alberto Sironi, recentemente scomparso).

La storia è quella di Ermanno, 18enne orfano della periferia romana, dove vive di espedienti, dividendosi tra piccoli furti e slot machines, costretto dalla famiglia borghese dello zio a fingere di essere il padre di Sole, la bimba nel grembo di una ragazza polacca, Lena, pure lei orfana, che la famiglia ha “acquistato” per la cifra di 10mila euro. Un espediente per far sì che lo zio e la moglie ne ottengano in breve tempo l’affido.

Si tratta di un caso limite, una storia fuori dall’ordinario, che parte però da una ricerca sul campo: in Italia la maternità surrogata è vietata dalla legge, ci sono molti espedienti illegali nel mondo delle adozioni, dove il traffico di neonati è una realtà concreta. Ho chiesto consiglio a Melita Cavallo, già presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, che mi ha confermato l’esistenza di questa pratica. Ho letto anche dei rapporti ufficiali sul traffico di bambini. Affrontare il tema della maternità surrogata e dei suoi limiti è scivoloso, complicato. Ho preferito concentrarmi sui due personaggi e, anche, sul tema della paternità”, ha spiegato ad Avvenire lo stesso Carlo Sironi.

Ma, Ermanno, costretto a condividere con Lena l’attesa di quella figlia, si innamora della ragazza, e si dà, per la prima volta, da fare, trovano lo stimolo a uscire dalla sua condizione in quella figlia “adottiva” e in quello strano nucleo famigliare: si trova un lavoro e cerca di mantenerlo.

“Dal momento in cui Ermanno posa gli occhi sulla creatura quando nasce, le cose cambiano e lui proporrà di prendersi cura di lei e della madre anche se la bimba non è sua. Scatta un senso di protezione e di difesa nei confronti della vita indifesa. Mi interessava indagare la figura del padre. Fin da giovane mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita se fossi diventati padre: cosa significa essere padre? Essere genitori?”, spiega ancora Sironi.

Importanti, nel film, anche le figure dello zio e della moglie, la cui volontà di ottenere quella bambina, spesso, ferisce i sentimenti del nipote. “Volevo raccontare l’umanità – ha aggiunto al proposito Sironi A volte per troppo desiderio di aver un figlio, non ci si rende conto di cosa il nostro desiderio provoca negli altri. Non volevo essere blando nei toni. L’amore può diventare cieco e passare sopra i sentimenti altrui”.