Convegno Ai.Bi.: la testimonianza delle famiglie affidatarie e adottive

“All’inizio sembra che ci sia poco da paragonare tra la vita di Mosè e l’esperienza affidataria.
L’affido è un’esperienza che non è completa, è un passaggio, non è la soluzione, non è il raggiungimento della salvezza, non è la terra promessa”, affermano Paolo e Cristina, genitori affidatari.
Mosè è abbandonato dalla madre in quel folle gesto d’amore; lo abbandona perché possa vivere, gli dona la vita ma affidato alla stessa madre perché possa vivere. Una mamma che allatta un figlio sapendo che non è suo. Essere genitore affidatario significa come se… Qui, nella storia di Mosè, invece si mette in evidenza come se non fossi…
Capire la nostra relazione tra il nostro essere genitori biologici e il nostro essere genitori affidatario.
Le due forme sono dei vasi comunicanti.
Il figlio biologico lo generi, lo accogli e lo lasci andare; il figlio affidatario lo accogli e lo lasci andare. Ma se pensi che nell’affido c’è l’accoglienza allora è uguale. Il figlio affidatario è tuo figlio ugualmente.
I figli sono dono, non sono tuoi, e si realizzano nel lasciarli andare; il dono si realizza nel progetto di Dio.
In un’ottica di fede tutti i nostri figli sono figli in affido. Nell’affido, non c’è un’appartenenza certa; la paura è il sentimento più forte che si percepisce in un bambino in affido. Mosè in seguito si fa una famiglia, riacquista il senso di appartenenza. Si libera dagli schemi precostituiti e ciò gli permetterà di essere veramente libero. Nell’affido il bambino trova una soluzione di stabilità, un luogo in cui riconoscersi, tutto sommato trova la serenità.
Per ogni genitore affidatario, la speranza è che il bambino sappia liberarsi da tutto ciò che è stato pesante, che sappia superare ogni limite.

Quali sono i progetti che ha Dio per i bambini abbandonati?
L’affido presuppone che un genitore si stupisca. Il card. Martini: “Mosè è l’uomo ricondotto alla radice, Mosè vuole sapere, ha il desiderio di sapere, lascia la pianura e comincia la montagna. Il sapere gli cuoce dentro, Mosè vuole mettersi davanti alla verità cosi com’è”. Questa citazione rappresenta l’esperienza di chi si accosta all’affido.

– Riportiamo anche l’intervento di Giuseppe Salomoni, famiglia adottiva.

Nella storia di Mosè ritrovo la mia storia di famiglia adottiva. Nella vita di Mosè i primi 40 anni, i secondi e i terzi, ho visto la storia della mia famiglia adottiva. La coppia sterile in un certo momento, pensa di risolvere questo suo problema con la forza come ha fatto Mosè che vede un’ingiustizia e si ribella.
Poi Mosè scappa nel deserto e anche
lì interviene con la forza.
I secondi 40 anni nel deserto di Mosè: corrispondono all’arrendersi della coppia sterile, che rinuncia e poi c’è il ROVETO ARDENTE che è la
CHIAMATA anche inattesa.
Ognuno di noi può rispondere o no alla chiamata. io e mia moglia abbiamo risposto. vado a vedere cosa c’è.
I terzi 40 anni di Mosè: corrispondono all’arrivo del figlio. Qui si pone la domanda: ma tu lo vuoi veramente? Noi sì lo vogliamo fino al punto di rischiare il no. Il percorso di Mosè è come il nostro pellegrinaggio di famiglia verso Dio.

– Riportiamo ora la testimonianza di Paola e Maurizio, famiglia adottiva.

“Come siamo deboli se usiamo solo le nostre forze e le nostre buone intenzioni”.
La vita di Mosè è divisa in 3 periodi:

1 periodo: noi ventenni con la voglia di fare e combattere le ingiustizie.
2 periodo: da soli abbiamo pensato di avere le forze per combattere l’abbandono ma poi ci siamo sentiti deboli.
3 periodo: abbiamo capito che in tutte le difficoltà che stiamo vivendo IL SIGNORE FARA’ e sarà un cammino lungo difficile che richiede forza e vigilanza.
Dio non toglie una gioia se non per darne una più grande.