«Per essere genitori adottivi non basta un desiderio del cuore»

Maria Rosaria scrive:

Preferisco pensare che, come del resto avviene, non in tutti i servizi ci siano lunghe ed inutili indagini, non tutti i servizi siano legati alla forma e alla burocrazia: nella nostra esperienza il Servizio adozioni è stato il miglior sostegno che prima, durante e dopo l’adozione potessimo sperare. Disponibili ma chiari prima dell’idoneità, presenti ma non invadenti, accoglienti, sereni e comprensivi dopo l’arrivo di nostro figlio.

Penso, inoltre, (non me ne voglia il “grande capo” Griffini) che non basta avere un desiderio nel cuore per essere genitori… e i vostri corsi maturativi, i colloqui con i vostri esperti lo dimostrano: per noi sono state esperienze forti, sono stati dialoghi, confronti, anche scontri grazie ai quali abbiamo aperto il cuore, abbiamo compreso la vera chiamata insita nell’adozione… più ricca e consapevole, ben diversa dal primo desiderio che ci ha spinto ad iniziare il percorso!

Cara Maria Rosaria,

è evidente che gli incontri formativi riescono a creare momenti di confronto utili alla consapevolezza delle coppie, così come esistono alcuni servizi sociali capaci, per fortuna, di svolgere un lavoro eccellente. Su questo siamo d’accordo con lei.

Per quanto riguarda l’idoneità, è convinzione di Ai.Bi. che prima di tutto si tratti di un fatto del cuore, e che vada distinta dal percorso di formazione. In che senso? L’idoneità è quella che ti apre il cuore ad accogliere un bambino abbandonato, e a sentirti genitore. Il percorso per diventare, poi, genitore adottivo a tutti gli effetti, inizia in seguito e deve essere in grado di valorizzare l’idoneità, non deve in nessun modo stroncarla. Infine non può e non potrà mai mancare una formazione, che va formulata però nelle modalità di un accompagnamento continuo e permanente, partendo dalle fasi preliminari fino a tutto il post-adozione.

Accompagnare un genitore aspirante nella fase preliminare significa sottrarlo alla valutazione e al giudizio dei giudici, e affidarlo alle competenze psicologiche e sociali degli enti autorizzati e dei servizi sociali.

Si diventa genitori non con un pezzo di carta, ma con un percorso adeguato fatto dagli operatori e dalle famiglie adottive. Un percorso con il quale i giudici e le procedure giudiziarie non c’entrano proprio niente!

Irene Bertuzzi, area Formazione di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini