16 giugno: Giornata mondiale del Bambino Africano. Nkosi, sikelel’ iAfrika!

KenyaE’ il Sudafrica lo Stato che in questi giorni diventa simbolo sia della competizione sportiva che della lotta per i diritti dei minori. E’ a Città del Capo infatti che si giocano i Mondiali di Calcio; è sempre qui che trova origine la Giornata mondiale del Bambino Africano che il 16 giugno si festeggia in tutto il continente.

“Nkosi, sikelel’ iAfrika. Maluphakamis’upondo lwayo. Yiva imithandazo yetu. Nkosi sikelela, Thina lusapholwayo” (Signore, benedici l’Africa e innalza la sua gloria. Ascolta le nostre preghiere e benedici noi, i suoi figli.) Sono le parole di un inno che per oltre un secolo ha dato voce agli oppressi d’Africa e che in questi giorni viene cantato dai Bafana Bafana, dalla nazionale di calcio sudafricana e dai tifosi dello stadio di Johannesburg.

Sono le parole che saranno cantate dai bambini il 16 giugno in occasione della Giornata mondiale del Bambino Africano per ricordare la protesta pacifica di 10mila bambini e adolescenti che nel 1976 a Soweto scesero in piazza per manifestare contro l’apartheid e contro l’obbligo d’imparare l’afrikaans, la lingua degli oppressori. La polizia aprì il fuoco, uccidendo centinaia di bambini. La fotografia del corpo senza vita del tredicenne Pieterson fece il giro del mondo.

Da quel momento Soweto è diventato il simbolo del coraggio e della lotta per i diritti di tutti i bambini. Il 16 giugno è l’occasione per poter riflettere sui tanti problemi che toccano da vicino migliaia di bambini in Africa e rubano la loro infanzia.

Dall’ultima indagine dell’Unicef (dicembre 2009) risulta che i minori fuori famiglia in Africa sono 58,4 milioni tra orfani di un genitore, entrambi o assistiti in strutture residenziali.

Molti di loro vivono in condizioni di insicurezza e pericolo, agli angoli delle strade delle metropoli africane; più di 4 milioni i bambini che hanno perso i genitori a causa dell’Aids; numerosi quelli che vengono allontanati dalle famiglie perché accusati di ospitare “spiriti maligni”; tanti anche quelli che vengono reclutati dai guerriglieri per essere arruolati come bambini-soldato.

Il diritto di essere figlio viene così calpestato, non è garantito a nessuno di loro. L’adozione potrebbe essere un valido strumento per dare serenità e una famiglia a questi bambini, tuttavia nella maggior parte dei Paesi del continente africano l’adozione nazionale non è ancora sviluppata e quella internazionale prevede un iter burocratico lento e farraginoso. In Malawi, per citare un esempio lampante, un’aspirante famiglia adottiva deve risiedere nel Paese almeno 18 mesi prima di poter ottenere l’adozione; in Kenya è richiesto un periodo che oscilla dai 6 ai 9 mesi.