2010, anno della Cina: quale futuro per i bambini abbandonati?

bambini cinesiIl 2010 è stato annunciato come l’”anno della Cina in Italia” ovvero l’anno in cui i due Paesi, grazie alle numerose iniziative e progetti, rafforzeranno le proprie relazioni commerciali.

Oltre il dato economico, il legame tra i due Paesi si sta rafforzando anche nel campo dell’adozione internazionale. Se il 2009 è passato alla storia come l’anno in cui i primi ventitre bambini hanno trovato una famiglia in Italia, il 2010 potrà essere ricordato come un periodo di consolidamento delle relazioni tra i due Paesi.

La Cina appare infatti come una delle nuove frontiere delle adozioni internazionali per il nostro Paese.

Se Pechino ha realizzato grandi numeri negli anni passati (si ricorda il picco realizzato dagli Stati Uniti con 7900 bambini accolti nel 2005), ha delineato nel’ultimo biennio una politica volta a dare slancio alle adozioni nazionali e a favorire le adozioni di bambini con “bisogni speciali”, ovvero con più di sette anni, con più fratelli o problemi di salute.

Un segnale importante se si valuta il numero di minori che soffrono della sindrome di abbandono. Secondo un servizio pubblicato oggi da “Il Sole 24 Ore” sarebbero almeno 40 milioni i bambini lasciati nelle campagne soli dai genitori, che si sono trasferiti a Pechino e nelle metropoli. E’ l’altra faccia dello spopolamento delle campagne e della corsa alla città. Duecento milioni di persone si sono spostati in pochi anni dai villaggi ai grandi centri, abbandonando i propri figli nei paesi di origine o lasciandoli a parenti.

Per aiutare i bambini il governo ha promosso politiche di sostegno all’infanzia abbandonata, allestendo nuove strutture in grado di ospitarli e dando slancio all’adozione come importante strumento per garantire una famiglia.

Un segnale positivo per migliaia di bambini in attesa di tornare figli.