Minori soli: “Tutela giuridica più efficiente”

riccardo grecoIl Tribunale per i minori di Bari s’attrezza con un nuovo protocollo per garantire la tutela giuridica dei minori stranieri soli. Ma le notizie che s’annunciano tolgono il fiato. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni parla di «arrivi sempre più concentrati in pochi giorni». Più di cinquemila e 600 soccorsi in 48 ore, nel Canale di Sicilia. Di tutto questo parla il giornalista Gianluigi Devito in un articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato sul quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” martedì 5 maggio. 

 

 

Il Tribunale per i minori s’attrezza con un nuovo protocollo per garantire la tutela giuridica dei minori stranieri soli. Ma le notizie che s’annunciano tolgono il fiato.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni parla di “arrivi sempre più concentrati in pochi giorni”. Più di cinquemila e 600 soccorsi in 48 ore, nel Canale di Sicilia.

Quello che preoccupa di più, appunto, sono le misure per i più vulnerabili, costretti a sfidare il Mediterraneo di morte per realizzare il progetto migratorio che il più delle volte è progetto di sopravvivenza. E i vulnerabili sono donne con figli e, soprattutto, minori stranieri non accompagnati che la burolingua identifica con l’acrostico msna. Allarma il ragionamento di Diego Moretti, responsabile nazionale del progetto «Bambini in alto mare», progetto attivato dall’Ai.Bi. (Associazione Amici dei Bambini, una delle più grosse e radicate organizzazioni non governative costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie). Moretti si dice sicuro che attualmente nel territorio italiano ci siano “più dei 14mila minori non accompagnati censiti dal ministero al 31 marzo”. E questo “perché è noto che il 40% dei minori fa perdere le tracce subito dopo lo sbarco, pur di continuare il viaggio e raggiungere le mete del Nord Europa”.

La Puglia è interessata per ora solo in seconda battuta. E cioè dai possibili trasferimenti dai centri siciliani di accoglienza. Di nuovo, oltre l’angoscia per nuovi arrivi, c’è che il Tribunale per i minori di Bari ha varato una specie di «mini rivoluzione interna» pur di «rendere omogeneo» ed «efficace» l’intervento. Un cambio di registro voluto dal nuovo presidente del Tribunale, Riccardo Greco, insediatosi a marzo, e avvertito «in maniera collegiale da giudici togati e onorari». Per i 366 minori stranieri soli presenti nel distretto del Tribunale per i minori di Bari e per quelli potenzialmente in arrivo, ci sono ora linee guida, una sorta di protocollo centrato soprattutto sull’ascolto. E schietto il presidente Riccardo Greco: «Emergono spesso problemi giuridici e ci troviamo di fronte a difficoltà e incomprensioni. C’è bisogno di una fase conoscitiva che noi garantiamo attraverso riunioni periodiche di approfondimento dei singoli temi, una volta al mese. Il tentativo è quello di dare un livello omogeneo di conoscenze che sono date dall’interscambio di conoscenze professionali di ciascun giudice ma soprattutto dall’approfondimento delle difficoltà giuridiche appunto, come i rapporti con gli avvocati e con chi garantisce la tutela sul territorio». E nelle riunioni del team si fa il punto sull’attuazione delle linee guida, specie sulle «modalità di ascolto del minore». È scritto: «Il minore che non conosce la lingua italiana va assistito da un mediatore culturale. Si tratta di una figura che non può coincidere con altro ospite della Comunità di accoglienza, anche ove fosse già maggiorenne; può invece essere individuato in un operatore della Comunità e anzi si tratta di una condizione preferibile in quanto la Comunità tendenzialmente deve esprimere una tale figura professionale. In mancanza di un operatore della Comunità può essere nominato un interprete».

La centralità della figura del mediatore obbedisce non solo a un dettato di legge ma anche alla necessità di garantire di fatto la migliore inclusione. Aggiunge Greco: «Rifiutiamo l’idea di un controllo generico, ne richiediamo uno approfondito, a partire da quello dell’età. Ragioniamo indipendentemente dalla loro nazionalità, per noi sono prima di tutto minori e come tali da proteggere». Quanto all’ascolto, è chiaro che assume centralità la storia individuale, il vissuto, specie quello traumatico e il progetto migratorio. Un accertamento che spiana la strada alla possibilità di accesso alla protezione internazionale prevista per i rifugiati. Greco spiega così la scelta delle linee guida: «Contribuiscono sicuramente a un efficientamento del sistema di intervento. Non è detto che si traduca in un risparmio, ma non è detto che il risparmio sia una cosa buona». E questo in considerazione del fatto che sono due le derive davanti a una non attenta applicazione delle norme e a un pessimo orientamento legale, baipassato il più delle volte dalle comunità di accoglienza: dopo i 18 anni, il minore rimane senza prospettiva e spesso senza permesso di soggiorno. Derive che, dopo lo sbarco, sono una dannazione doppia.