In occasione della festività dell’Assunzione di Maria in cielo, riportiamo l’omelia di don Maurizio Chiodi, assistente spirituale nazionale di Amici dei Bambini e della comunità di fedeli “La Pietra Scartata”, ispirata ai brani delle Letture e del Vangelo. Quest’ultimo narra l’episodio della visita di Maria, in attesa di Gesù, alla cugina Elisabetta, in procinto di partorire Giovanni che, alla vista di Maria, sussulta nel grembo di sua madre.
PRIMA LETTURA Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 11,19a – 12,1-6a.10ab
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».
SECONDA LETTURADalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 15,20-27a
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti.
Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.
L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
VANGELO Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Oggi noi celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria al cielo.
E proprio ‘al cielo’ ci fa guardare l’inizio della prima lettura, dal Libro dell’Apocalisse: «Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo».
In questi giorni di Ferragosto, giorni di gran caldo, di ferie e, per molti di noi, anche di vacanza, siamo tutti tentati, favoriti da un ‘clima’ generale, di dimenticarci del Signore. Ecco, oggi siamo invitati ad alzare gli occhi al cielo, non per dimenticare la terra, però, altrimenti cadremmo nella stessa trappola di chi dimentica il Signore.
Dobbiamo tenere, come sempre, i piedi ben piantati per terra e gli occhi fissi al cielo, ascoltando anzitutto questa splendida Parola della liturgia.
La Parola di oggi ci parla di due donne.
Una appare «nel cielo». E’ una donna splendente, «vestita di sole», e cioè luminosissima, abbagliante, traboccante di splendida luce. Ha «la luna sotto i suoi piedi»: è una metafora per dire che il tempo è in suo potere, perché è la luna che scandisce per noi uomini, sulla terra, il computo dei mesi.
Il sole e la luna, la bellezza della luce e lo scorrere del tempo: tutto questo appartiene alla donna.
In più, c’è un terzo simbolo: «sul capo» questa donna ha «una corona di dodici stelle». Per chi conosce la Scrittura, è chiaro il significato di questa immagine: dodici erano le tribù del popolo di Dio, il popolo di Israele. Ma dodici sono anche i discepoli e gli apostoli di Gesù, il Signore.
Questa donna è coronata di dodici stelle. Non sono semplicemente ‘per bellezza’, queste stelle. Ci rivelano l’identità di questa donna.
Chi è, questa donna?
«Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto». C’è una specie di contrasto tra i tre simboli precedenti, il sole, la luna e le dodici stelle, e questa immagine della donna partoriente, che sta gridando per i dolori e il travaglio del parto.
Ci sorprende questo grido di dolore, che però è unito inscindibilmente ad un atto di vita. Sta mettendo al mondo un figlio, questa donna. Chi è questo figlio? Dalla risposta a questa domanda, dipende la risposta all’altra domanda: chi è questa donna?
Oggi, giorno dell’Assunzione di Maria al cielo – perché il corpo di Maria subito dopo la sua morte è ‘sparito’: pensate, noi abbiamo ‘reliquie’ di ogni genere, di santi, di martiri, di vergini, di santi sposati, ecc., ma non abbiamo nessuna ‘reliquia’ di Maria, non abbiamo nessun ‘oggetto’ che abbia avuto a che fare, nemmeno secondo la tradizione, con lei – ecco, in questo giorno in cui noi facciamo festa perché Maria è stata ‘portata in cielo’ presso il suo Figlio, nel momento in cui essa è morta, noi oggi siamo tentati di dire che questa donna che è in cielo sia Maria – e che il bimbo che sta partorendo sia Gesù –. A questo ci invita la liturgia stessa.
Ma non è proprio così, almeno non è subito così.
Certo, la donna dell’Apocalisse è un’immagine con cui Maria viene spesso raffigurata, anche nelle descrizioni di molti ‘veggenti’. Sto pensando alle apparizioni di Lourdes, di Fatima e di molte altre. Maria è sempre raffigurata come vestita di bianca luce, con una fascia azzurra come il cielo, la corona delle stelle, la luna sotto i suoi piedi.
Ma in realtà, nell’Apocalisse di Giovanni è chiarissimo che questa donna non è Maria! E’ la Chiesa!
Solo successivamente, noi abbiamo fatto diventare questa donna, che è la Chiesa, anche immagine di Maria. E non è sbagliato: Maria infatti è immagine bellissima di quello che è la Chiesa nel mondo ed è dunque l’immagine di ciascun credente che nel mondo appartiene alla Chiesa.
In Maria noi vediamo la perfetta credente e quindi vediamo la figura di ciascuno di noi.
Questo è il compito luminoso (sole) della Chiesa (dodici stelle) e di ciascuno di noi, attraverso i tempi (la luna): donare Gesù al mondo. Questo è il dono che rende preziosissima e insostituibile la presenza della Chiesa nel mondo: Gesù!
Di questo figlio, infatti, poco dopo, l’Apocalisse dice che è «maschio», che è «destinato a governare» tutti i popoli della terra, con la ‘forza’ di Dio che è la ‘debolezza’ dell’Amore gratuito e incondizionato, e che è stato subito «rapito verso Dio e verso il suo trono» perché questo figlio è uno con il Padre, l’Onnipotente.
La cosa più sorprendente è che questo dono è drammatico: la Chiesa, come la donna dell’Apocalisse, come Maria stessa, e come ciascuno di noi nella sua vita, è chiamata a donare Gesù al mondo nel travaglio, nella fatica, nel dolore, nel sudore, negli spasmi e nelle contrazioni del parto.
Ma l’immagine dell’Apocalisse non si ferma nemmeno qui.
Davanti alla donna che partorisce c’è «un enorme drago rosso», con teste, corna, diademi e coda potente.
E’ l’immagine plastica del male, questo enorme drago, che richiama il serpente della Genesi. E’ l’immagine della potenza del male, ‘personificata’ nel drago, simbolo di Satana.
Il dono di Gesù entra nella storia, attraverso di noi, ed è continuamente ‘minacciato’ dall’odio, dalla violenza, dalla menzogna, dal potere del male e da tutti gli idoli che gli sono asserviti: pensate solo quanto male viene dall’idolo del denaro e dell’illusione di potenza che porta con sé! Da ‘questo’ idolo, il denaro, viene la corruzione, la menzogna, la schiavitù (oggi lo sfruttamento dei migranti e di coloro che sfuggono alla guerra), la droga, gli imbrogli …
Ma i volti del male sono tanti, innumerevoli. Questo drago ha «sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi».
Eppure, più forte di questo enorme, spaventoso e terribile drago infuocato, una voce si alza, potente nel cielo: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».
Dio è più forte di ogni male. La sua grazia, il suo perdono, la sua misericordia sovrabbonda.
Non senza di noi.
E qui veniamo, brevemente al Vangelo.
Qui ci viene presentata un’altra donna. Chiaramente, è Maria. Anche lei è incinta e va a trovare «in fretta» un’altra donna, anch’essa incinta. E’ una donna anziana, che ha ricevuto il dono del figlio contro ogni speranza.
E’ un atto di sollecitudine, di splendida prossimità, quello di Maria.
Portare Gesù, anche per noi, significa compiere questi infiniti, quotidiani, gesti di prossimità. Elisabetta riceve con gioia e con gratitudine questo dono, questa visita di Dio.
E Maria, rispondendo a Elisabetta innalza a Dio un bellissimo, gioioso, canto di lode.
La carità diventa preghiera.
Una preghiera umile e riconoscente.
E’ Dio che – così canta Maria – mi ha riempito di doni, mi ha riempito di sé. E’ lui che io dono al mondo, nell’amore di ogni giorno, oltre e dentro il dramma della storia.
Per questo Maria è bellissima e figura di noi, di ogni credente.