Perché siete contrari al fatto che una famiglia possa adottare il minore che ha in affido?

Buongiorno Ai.Bi.!

Capisco le vostre perplessità solo in linea di principio e, come madre affidataria, sono tra i primi a dire che affido e adozione non vanno confusi per il bene in primis del minore. Ma ora mi pongo di fronte alla realtà che molte famiglie affidatarie vivono: l’affido dovrebbe essere temporaneo, ma in molti casi diviene invece un sine die, ovvero non è previsto alcun rientro del minore. A questo punto si aprono due strade: La prima:  continuare con l’affido, che di fatto affido più non è proprio perché ha perso le caratteristiche di temporaneità e di possibilità di rientro, ma mantiene comunque la sua caratteristica di incertezza. Ovvero pochissimi giudici mettono la situazione nero su bianco e la situazione e la collocazione del bambino in realtà non è mai certa e viene rinnovata ogni due anni fino ai18 (noi affidatari lo definiamo limbo emotivo: questi figli entrano nella dimensione di figli di nessuno, pur crescendo in una famiglia che in teoria a 18 anni potrebbe metterli alla porta con una pacca sulle spalle), procurando ansia al minore e anche a una famiglia che resta in balia di servizi e giudici per anni e anni (altro che temporaneità!!). Poi c’è l’altra strada: far diventare l’affido un’adozione. A questo punto, secondo voi, il bambino dovrebbe andare in adozione ad una famiglia con i requisiti e non presso quella che lo ha accolto negli ultimi anni (che qualche requisito lo avrà se ha cresciuto questo minore magari negli ultimi 5 anni!).

Mi viene il dubbio che voi non conosciate davvero le storie di queste bambini che arrivano all’affido dopo un passaggio che non è mai breve in una comunità e che spesso arrivano distrutti con un’identità da ricostruire, una fiducia da ritrovare nelle figure adulte di riferimento, delle ferite tremende da sanare e proprio alle famiglie affidatarie è richiesto di accompagnare questi ragazzi in questo percorso difficile e impegnativo. Ora, credete davvero che ad un minore con questo vissuto alle spalle possa giovare un ulteriore allontanamento dalla famiglia che lo ha amato e accolto negli ultimi anni? E per cosa? Per un vizio di forma? Per non offendere la sensibilità di chi è in lista perché ha scelto un percorso adottivo? O credete gli possa interessare che il vostro ente guadagnerà meno perché secondo voi ci sarà il fuggi fuggi dalle adozioni? E, scusate, ad un certo punto in assurdità simili non ci si può che vedere anche un po’ di malafede.  A questo minore importa mantenere i suoi equilibri tanto faticosamente conquistati! Inoltre questa legge che tanto osteggiate non parla, giustamente, di adozione automatica da parte degli affidatari, che vengono comunque valutati così come valutato è il rapporto tra affidatari e minori: insomma ci sono degli esperti a vigilare ad ogni passaggio del percorso del minore e dunque il minore è totalmente tutelato. Definito che il minore è tutelato in questo modo, vorrei davvero capire come potete continuare a remare contro ad un passaggio di civiltà per tutti quei minori che, dopo aver avuto la sfortuna di nascere in una famiglia inadeguata, hanno dovuto anche pagare le inefficienze e le rigidità del sistema che voi volete invece portare avanti.

Aspetto una vostra risposta.

Giulia

riccardi

Cara Giulia,

credo che prima di esprimere giudizi così pesanti su Ai.Bi. e sul Tavolo Nazionale Affido sia necessario leggere con attenzione quanto pubblicato (ricorrendo anche al sito del Tavolo), conoscere quanto in passato Ai.Bi. ha detto e fatto e approfondire meglio la proposta di legge proprio in questi giorni in discussione in Parlamento.

Ai.Bi., già nel lontano 2005, ha proposto un convegno internazionale dal titolo “I Bambini del Limbo”: siamo anche famiglie affidatarie, troppo spesso di affidi che si trascinano (e noti bene il temine che uso: si trascinano) oltre i tempi previsti, quindi ben conosciamo cosa significhi in termini di investimento emotivo l’accoglienza di un bambino in queste condizioni. Siamo arrivati anche a proporre una modifica della legge per mettere fine a questo tipo di affido, sine die, che costringe nel limbo di incertezza bambini e genitori affidatari senza alcuna prospettiva.

Se infine legge con attenzione la proposta 2957, si renderà conto che non interverrebbe in alcun modo sulla durata degli affidi; si parla infatti solo di quei bambini per cui verrebbe dichiarata l’adottabilità che non si raggiungerà sulla base della durata dell’affido, ma sempre e comunque sulla base della decadenza della responsabilità genitoriale. In beve: non ci saranno più dichiarazioni di adottabilità. Non si risolverebbe la questione di quei bambini costretti al limbo emotivo.

Vorrei solo precisare che, anche pensando in malafede (di chi?), questa novità non porterebbe proprio nulla ad Ai.Bi. che si occupa di adozione internazionale e non di adozione nazionale per la quale, come sicuramente sa, non occorre ricorrere a un ente. Anzi, a volerla leggere come lei, potrebbe addirittura penalizzarci! Ma non credo sia opportuno andare oltre su questo tema.

Siccome di affido e di bambini abbandonati ci occupiamo e ci preoccupiamo, ci tengo a farle sapere che alla sola notizia apparsa sui giornali qualche mese fa di questa proposta di legge, i nostri informativi si sono riempiti di candidati all’affido che pensavano di ottenere un’adozione in modo automatico (naturalmente spariti appena è stato spiegato loro come stanno le cose). Non sto certo a spiegarle le conseguenze che potrebbe avere un fenomeno di questo genere.

Tornando a quanto pubblicato, le ribadisco che Ai.Bi. e Tavolo Nazionale Affido sono favorevoli a questa modifica di legge perché, come lei dice, tutela la “continuità degli affetti” per i bambini allontanati dalla famiglia d’origine, ma non si può dimenticare che la ricerca del superiore interesse proprio di quel bambino deve tenere presente tanti fattori, anche valutando la famiglia affidataria.

 

Cristina Riccardi

Membro del Consiglio Direttivo di Ai.Bi. e referente politico del settore Affido