Siria. Altri 11 bambini morti annegati. Ora c’è chi inizia a dire “io non voglio andare via”

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Il bollettino giornaliero continua a dirci che chi fugge da un Paese in guerra come la Siria troppo spesso vede la propria vita naufragare nel Mediterraneo. Lasciare la propria terra, quindi, è sempre meno sinonimo di garanzia di sopravvivenza. Per questo aumenta il numero di quei siriani decisi a non andare via dal proprio Paese e a iniziare da lì la costruzione di un futuro di speranza. Per loro Amici dei Bambini ha lanciato il progetto di Sostegno a Distanza Io non voglio andare via.

Nella sola giornata di lunedì 8 febbraio, altre 38 persone, tra cui 11 bambini, sono morte in un doppio naufragio al largo delle coste turche. E non mancano dei dispersi, per cui si teme che il bilancio possa aggravarsi. Il primo naufragio è avvenuto nella baia turca di Edremit, causando l’annegamento di 27 migranti, mentre altri 9 risultano ancora dispersi. Il secondo affondamento ha visto protagonista un barcone che viaggiava più a sud, al largo della provincia anatolica di Izmir. Il ribaltamento dell’imbarcazione ha provocato la morte di 11 migranti.

Tanti siriani, però, alle soglie del quinto anno di guerra civile, iniziano a ripetere con sempre più forza che non vogliono mollare. Non me ne andrò mai – si sente dire in molti degli angoli più devastati del Paese -, non voglio diventare un numero, un profugo”. “Ho amici che sono fuggiti e ora vorrebbero tornare, trattati come pezzenti, ma non possono perché non hanno più soldi, siamo qui da 2 anni”, è una delle tante testimonianze raccolte dal giornalista della “Stampa” Domenico Quirico al Aleppo. Sono almeno 30mila i profughi provenienti dalla città siriana ammassati al confine con la Turchia. Ed era sempre di Aleppo la bambina di un anno morta di malnutrizione e freddo trovata nella stazione dei bus Adana, nel sud della Turchia, arrivata qui con sua madre dopo un viaggio di oltre 100 chilometri.

In un Paese in cui il pane un tempo costava 15 lire siriane e oggi ne costa 150, per le strade delle città bombardate e ridotte a macerie regna un silenzio irreale. Si possono percepire i mormorii degli uccelli, il frullare delle ali dei piccioni, il calpestio dei passi dei soldati. Tra i quartieri distrutti, la vita prova faticosamente a continuare. Qualche negozio aperto resiste ancora, mentre si vedono bambini intenti a spingere a pedate bombole di gas nel fango delle strade.

È la Siria che non vuole abbandonare sé stessa e la propria terra. Oltre 8mila di queste persone, nella provincia settentrionale di Idlib, hanno una speranza in più. Quella offerta loro da Amici dei Bambini che, grazie a un’iniziativa finanziata dalla Provincia Autonoma di Bolzano e in collaborazione con il partner Syrian Children Relief, fornisce mensilmente delle ceste alimentari a migliaia di famiglie che così possono combattere la fame e la miseria. Evitando anche che i propri figli vadano a lavorare per guadagnare quattro soldi per comprare quel cibo che ormai costa più dell’oro.

Ai.Bi. è l’unica organizzazione che sta offrendo un servizio nella zona e che a oggi ha distribuito direttamente nelle mani delle famiglie beneficiarie del progetto oltre 121mila chili di cibo. A beneficio di quei siriani che coraggiosamente vogliono continuare a lottare per sentirsi a casa nel proprio Paese e poter cominciare a ricostruire un futuro partendo dalla propria terra. Ognuno di noi può fare qualcosa per aiutare il popolo siriano a uscire da questo tunnel apparentemente senza fine. Un sostegno a distanza per il progetto di sostegno a distanza Io non voglio andare via contribuisce infatti a garantire ai bambini e alle famiglie siriane i diritti al cibo, alla salute, alla casa, alla scuola e al gioco che la guerra ha portato via.