Stop alla riforma delle adozioni. Pd: “Previsti tempi lunghi”, Alfano (Ncd): “Veto alle coppie gay”, Di Maio (M5S): “Referendum”. Ora la vera urgenza è fare uscire l’adozione internazionale dalla paralisi della Cai

renzi alfanoIl disegno di legge non c’è ancora, ma la battaglia politica sì. Ottenuto il sì del Senato sulle unioni civili, il governo ha subito annunciato l’intenzione di mettere mano a una riforma della legge sulle adozioni. Ma la fretta sbandierata nei primi giorni ha lasciato ben presto spazio alla consapevolezza che i tempi saranno lunghi. Alla vigilia di una tornata elettorale e del referendum costituzionale, meglio non rischiare l’inserimento nel nostro ordinamento di qualcosa come l’adozione gay, a cui la maggioranza degli italiani è contraria. Questo il pensiero del premier Renzi che, per mezzo del capogruppo del Partito Democratico alla Camera Ettore Rosato, ha fatto sapere che ci si prenderà “tutto il tempo necessario”. Indipendentemente dai contenuti, una riforma della legge 184/1983 è però urgente. Visti i tempi lunghi previsti, si dovrebbe almeno cercare di salvare il salvabile: ovvero intervenire il più presto possibile per risolvere quantomeno la paralisi dell’adozione internazionale.

Lo stato dell’arte della riforma ci dice che la commissione Giustizia di Montecitorio ha appena deliberato l’avvio di un’indagine conoscitiva sull’attuazione della vigente legge sulle adozioni. In un mese verranno ascoltati i ministri del Lavoro e della Giustizia, la Conferenza delle Regioni, i Comuni, magistrati, avvocati, associazioni del settore, operatori sociali, rappresentanti delle comunità per minori. Nei progetti del Pd c’è un ddl che preveda l’adozione diretta per le coppie omosessuali e per i single, sanzioni rafforzate per l’utero in affitto, una “sanatoria” per i figli già nati che faccia le funzioni della stepchild adoption (stralciata dal ddl sulle unioni civili) e nuove norme per le pratiche internazionali.

Un’ipotesi che non piace per niente ad alcune componenti della stessa maggioranza. Il leader del Nuovo Centrodestra Alfano ha ribadito il suo “no a ogni forma di adozione da parte di coppie formate da persone dello stesso genere”. Il ministro dell’Interno, nel frattempo, sta lavorando a due disegni di legge. Il primo per trasformare il ricorso alla maternità surrogata in reato universale. Il secondo sugli sgravi per le famiglie tradizionali.

Sul fronte dell’opposizione, interviene nella questione il M5S che, con Luigi Di Maio, propone “un referendum popolare per varare le adozioni per le coppie gay” e sottolinea che “i supermarket con utero in affitto vanno chiusi”.

Se la riforma è destinata ad attendere, chi non può aspettare oltre sono migliaia di bambini abbandonati nel mondo che potrebbero essere adottati in Italia. E che invece restano negli istituti perché le famiglie italiane sono sempre più disincentivate dal fare domanda di adozione. E non solo a causa di costi, tempi e burocrazia eccessivi. Nel nostro caso a minare il destino dell’adozione internazionale è la stessa Autorità Centrale, da due anni ormai completamente paralizzata. È lì che, al momento, si può e si deve intervenire immediatamente. Il primo passo sarebbe avviare un’inchiesta parlamentare sul malfunzionamento della Commissione Adozioni Internazionali e da qui ripartire per eliminare gli ostacoli che stanno causando il tracollo di questa eccellenza della nostra società.