Perché nostro figlio adottivo non vuole mai uscire di casa?

Cara Ai.Bi.,

sono una neomamma adottiva alle prese con un problema che, a essere sinceri, né io né mio marito avevamo mai preventivato nel corso della fase di avvicinamento all’adozione. Nostro figlio, un bel bambino colombiano di 6 anni, è con noi da qualche mese. Fin dai primi giorni ha evidenziato una caratteristica particolare: più che essere incuriosito dall’“esplorazione” della nuova realtà in cui vive, preferisce restare a casa, tra i suoi giochi, nella sua stanza, insomma nell’ambiente domestico. Anche adesso che si avvicina la fine dell’anno scolastico, quando io e suo padre abbiamo iniziato a parlare con lui della scelta della località in cui andare a trascorrere qualche settimana di relax in estate, nostro figlio ha lasciato chiaramente intendere che preferirebbe rimanere a casa piuttosto che andare in vacanza. Sapreste spiegarmi il motivo di questo atteggiamento secondo me molto strano? È un comportamento diffuso tra i figli adottivi?

Grazie,

Miriana

 

 

psicologhe tirocinantiCara Miriana,

“Essere a casa”, “tornare a casa”, “sentirsi a casa” sono tutte espressioni che indicano quanto la casa rappresenti per ogni individuo un profondo senso di agio personale e di benessere con sé e con l’esterno. Essa, infatti, oltre a fornire riparo e protezione dal mondo esterno, rappresenta dal punto di vista psicologico il nostro primo universo e spazio privilegiato per la nostra individuazione. La casa è il luogo fisico e psicologico in cui il bambino vive, cresce e struttura la sua personalità, attraverso la complessa rete delle relazioni interpersonali con i genitori e i fratelli. Proprio per questo la casa è frequente nei disegni dei bambini e rappresenta il nido amato e, crescendo, anche odiato, da cui è difficile “liberarsi”.

La casa costituisce quindi un elemento fondamentale nelle nostre vite, un elemento che è ancora più importante per chi, nei primi anni della sua vita, ne è stato privato, proprio come succede ai nostri bambini.

Ritrovarsi, dopo anni passati in istituto o tra le mura di una “casa” con la lettera minuscola, perché priva di tutti i significati positivi intrinseci in questa parola, in un luogo che finalmente possa essere fonte di serenità, sicurezza e amore, è una sensazione nuova. Una sensazione della quale fino a quel momento se n’è sentita la nostalgia e il bisogno e che è il momento di godersi!

Questo bisogno va rispettato, e anche mamma e papà devono rispettarlo. Talvolta la voglia di donare al proprio figlio tutta  la felicità e le “cose” che non hanno potuto offrirgli fino a quel momento, la voglia di recuperare, di vivere nuove esperienze insieme, porta a perdere di vista quello che molto probabilmente è l’unico vero desiderio e bisogno di nostro figlio nei primi tempi insieme: il desiderio di Casa. Infatti, questi primi tempi con i figli sono importanti in quanto si sviluppa il legame di attaccamento con i genitori e con la famiglia, nel quale è incluso anche il concetto di “casa”. È, quindi, giusto concedere il tempo necessario ai nostri bambini di vivere e godersi a fondo il loro nuovo nido sicuro. Un luogo dove essi possono muoversi ed esplorare, circondati da nuove, importantissime, certezze… “ Quel luogo tanto sognato esiste, è MIO, è qui ora, è qui che ritroverò sempre mamma e papà, e nessuno può portarmelo via!”

Quindi genitori, non pensate che la felicità di vostro figlio debba per forza risiedere in un mese al mare, in gite fuoriporta tutti i week end, in cene e parchi divertimento…  probabilmente la sua felicità risiede invece in qualcosa di molto più semplice, per noi quasi banale, che è la propria casa. Un nido che acquista esponenzialmente significato e importanza per chi prima non ne ha mai avuta una.

Gaston Bachelard, filosofo francese, definisce la casa così: “uno spazio ancestrale che diventa eco e contenitore dei valori di intimità custoditi nel nostro mondo interiore”. Qui i gesti semplici e profondi della famiglia trovano significato. Tanto più passeranno gli anni, tanto più il legame con la propria abitazione si rinforzerà, fino a farla diventare madre di preziosi ricordi, legata allo scorrere della nostra vita e alla memoria dei nostri cari.

Un caro saluto,

 

Elena Bassi e Francesca Facetti

Tirocinanti psicologhe di Ai.Bi.